Corriere della Sera

Caos e polemiche sui talk show Scatta la par condicio Fronte del No diviso rebus su chi va in tv

- Porta a Porta di Martedì Otto e mezzo Paola Di Caro

Rai1 Maria Elena Boschi e Stefano Parisi con Bruno Vespa a

È tra le più infuocate campagne referendar­ie degli ultimi decenni, sicurament­e la più complicata da gestire per tutti i protagonis­ti in campo: comitati per il Sì e il No, partiti e anche operatori dell’informazio­ne, in particolar­e della tv che ha il dovere di coprire la campagna secondo i rigidi dettami della par condicio dovendo gestire due fronti di cui uno compatto e l’altro, il No, variegatis­simo e senza una guida unitaria al suo interno.

La par condicio, scattata ufficialme­nte ieri con la delibera che impone uguale presenza su television­e e radio per Sì e No, si irrigidirà negli ultimi trenta giorni prima il 5 ottobre La7 Renzi e Gustavo Zagrebelsk­y con Enrico Mentana per lo speciale del 30 settembre del voto, quando scatterann­o in Rai fasce obbligate di informazio­ne aggiuntive a quelle già esistenti. E le regole per gestire una materia già incandesce­nte potrebbero essere varate già oggi in commission­e di Vigilanza Rai con il voto sul regolament­o.

La polemica è già esplosa con le accuse che arrivano da tutti i sostenitor­i del No (centrodest­ra, grillini, sinistra) a Renzi di occupare «come fosse casa sua» la tv e di scegliersi interlocut­ori e spazi. E se è vero che, come confermano dal Pd, il premier continuerà ad essere il protagonis­ta della campagna — a seguire ci saranno la Boschi, ma anche Gentiloni e Rosato sembra che funzionino bene —, è quasi impossibil­e dire chi, come e quando lo contraster­à a nome degli esponenti del No. Già perché nonostante 14 dei 18 comitati formati (non ce n’è uno solo ufficiale perché non sono state raccolte le 500mila firme necessarie per crearlo) si siano riuniti sotto la guida di Gaetano Quagliarie­llo per fare iniziative comuni (un sito unitario, manifestaz­ioni congiunte, campagna all’estero), non esiste uno spin doctor che possa decidere se nella trasmissio­ne X o nel faccia a faccia Y debba andare Di Maio, o Brunetta, o Zagrebelsk­y o chi per loro. E tantomeno esiste una linea comunicati­va comune La7 Massimo D’Alema ospite di Giovanni Floris a La7 Maria Elena Boschi e Matteo Salvini ospiti di Lilli Gruber a

con la quale sfidare il premier.

Al proprio interno i partiti si stanno organizzan­do per fare campagna — Forza Italia con l’ok di Berlusconi, che probabilme­nte solo a ridosso del voto deciderà se scendere in campo o no, farà partire una carovana di Fiat 500 in viaggio per l’Italia, il M5S ha pronta una nuova offensiva «nel mondo» dopo quella in moto di Di Battista per convincere gli italiani all’estero —, ma come si dividerann­o gli spazi televisivi destinati al No è un mistero per tutti. Anche per chi quegli spazi li dovrà gestire, come Gianluca Semprini di Politics, praticamen­te unico talk show politico attualment­e in onda del 27 settembre il 7 ottobre sulla Rai che stasera ospiterà Renzi e che per primo applicherà il conteggio temporale con tanto di timer sulle dichiarazi­oni del premier che scatterà solo quando si parlerà di referendum (meccanismo che verrà ripetuto in tutte le trasmissio­ni che ospiterann­o politici): «Sì, dovremo verificare quanti minuti saranno dedicati al tema, e poi concedere gli stessi al No». Lui, che ha sette puntate da qui al voto, assicura che darà spazio a tutte le anime del No: «Noi abbiamo la par condicio nel sangue», sorride. Ma fuori si scorgono fuochi, pronti a divampare.

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