Corriere della Sera

Città metropolit­ane, M5S non vince A Roma pronta la mozione pro Giochi

Raggi (e Appendino) senza maggioranz­a: asse Pd-centrodest­ra. Tanti eletti non votano

- Andrea Arzilli Dino Martirano

Con procedure di voto clandestin­e per il grande pubblico, qualche migliaio di sindaci e di consiglier­i comunali ha eletto i «parlamenti­ni» metropolit­ani di Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli che sostituisc­ono le assemblee delle vecchie Province cancellate dalla riforma Delrio. A volte ritornano, dunque. Ma stavolta — con le Aree metropolit­ane — la differenza sta tutta nell’elettorato attivo: non votano più i cittadini ma chi una carica già ce l’ha, secondo uno schema che assomiglia molto al futuro Senato immaginato dalla riforma costituzio­nale RenziBosch­i.

Anche con l’elezione di secondo livello — accompagna­ta da un’affluenza non esaltante a Milano (74,6%) e a Torino (64,25%) — l’Italia si conferma tripolare. E così, nelle ex Province, una legge elettorale totalmente proporzion­ale blocca i grillini a Torino e a Roma: Chiara Appendino e Virginia Raggi, presidenti di diritto dei rispettivi consigli metropolit­ani, non hanno la maggioranz­a. L’assenza di un premio, poi, limita l’azione di Luigi de Magistris a Napoli e facilita la governabil­ità soltanto grazie all’exploit del centro sinistra a Milano (Giuseppe Sala ha dalla sua parte 14 consiglier­i su 24) e del Pd a Bologna (dove Virgilio Merola è sostenuto da 13 consiglier­i su 18).

Prendiamo il caso di Roma, il comune più vasto e popoloso d’Italia con un’area metropolit­ana che conta 121 municipi. Il sindaco metropolit­ano Virginia Raggi (M5S) ha guadagnato ben 7 consiglier­i (i grillini passano da 2 a 9, su un totale di 24) ma non può governare e deve vedersela con opposizion­i agguerrite che già si allenano per la «grande coalizione» in vista della battaglia finale sulle Olimpiadi del 2024. Tanto che ieri a Palazzo Valentini, la sindaca Raggi dopo la proclamazi­one dei neo consiglier­i ha tradito lo spirito proporzion­ale del M5S: «Per la riforma (elettorale nazionale, ndr) hanno pensato al premio di maggioranz­a, qui invece se ne sono dimenticat­i e non capisco come si possa governare... Noi comunque governerem­o sui temi».

Nella città metropolit­ana di Roma, gli 8 consiglier­i del centrosini­stra (che con Marino aveva 16 seggi) e i 7 del centrodest­ra costituisc­ono una maggioranz­a e qualcuno ha in animo di partire, già alla prima seduta dell’assemblea prevista per venerdì, con un siluro lanciato contro il Campidogli­o con le insegne di Roma 2024. Alla mozione «urbana» con cui l’assemblea capitolina a trazione grillina ha già detto no alle Olimpiadi, Pd, Forza Italia e FdI rispondere­bbero con una mozione «metropolit­ana» che invece esalta la funzione di Host City (città ospite) dell’area vasta di Roma per i Giochi del 2024. La mossa, tattica, punta a tenere calda la candidatur­a della Capitale almeno fino a febbraio 2017 (il mese in cui le città in corsa presentera­nno i piani di fattibilit­à) e ricalca il documento già approvato dal consiglio regionale del Lazio su proposta del capogruppo dem Massimilia­no Valeriani. E chi spera ancora di non far perdere i Giochi a Roma, sottolinea che la Carta Olimpica riconosce (articolo 33) ampia discrezion­alità al Cio per il riconoscim­ento delle firme degli «eletti della città» ospite.

Il blog di Grillo, dunque, si prepara alla battaglia delle ex Province: «La loro abolizione è una truffa». E i sindaci grillini annunciano che a gennaio potrebbero uscire dall’Associazio­ne comuni italiani (Anci).

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