Il papà di Dudù assolto. «Restituitegli i cuccioli adottati»
Udine, l’allevatore non li maltrattò. I nuovi padroni: dopo 5 anni non ci separiamo dai nostri cani
Un cucciolo l’ha preso perché la inteneriva, un altro perché il figlio se n’era innamorato all’istante, il terzo perché la seguiva fissandola negli occhi con le orecchie a papillon. «E ho detto no, non posso lasciarlo qui». Alla fine Nicoletta Gallarato ne ha presi tre, tutti chihuahua, batuffoli traballanti, stremati e pronti all’affido. Facevano parte di un «carico» di 29 cagnolini sequestrati nell’aprile 2011 dalla polizia di Amaro, Udine, a un allevatore italiano di cuccioli che con il suo furgone ne stava importando dalla Slovacchia 71. Troppo piccoli e troppo maltrattati quei 29, disse il veterinario intervenuto sul posto. Dalla sua segnalazione è scaturito un processo per maltrattamenti e falso contro l’allevatore, Lodovico Valenza, un ex carabiniere noto alle cronache per essere il proprietario dei genitori del barboncino Dudù di Silvio Berlusconi.
Ebbene, quel processo si è concluso di recente con una sentenza a sorpresa del Tribunale di Udine che ha assolto con formula piena Valenza e ha disposto la restituzione dei cuccioli. Cioè, dopo cinque anni e mezzo Nicoletta e le altre 19 famiglie dovranno «presentarsi con il cane affidato per procedere alla consegna a Valenza il 27 ottobre, ore 9», scrive la Polstrada su incarico del giudice. Il fatto è che nel frattempo i cuccioli sono diventati adulti, hanno una casa, un padrone, ci sono legami affettivi importanti. Un dramma. «Per noi sono come figli — ricorda Nicoletta che vive in una casetta con giardino a Buja —. È una scelta troppo crudele, equivale a un maltrattamento loro e nostro. Sapevo di essere affidataria ma un conto è tenere i cani qualche mese, altra cosa sono cinque anni e mezzo». Nicoletta non li vuole consegnare. «Nemmeno io, mi rifiuto di portarglieli — ha deciso Paola Ganzitti che ne ha altri quattro —. Vado in galera piuttosto. Il cane non è un mobile». Le famiglie stanno facendo fronte comune per evitare il peggio, per capire quale può essere la via d’uscita. «Un compenso in denaro al proprietario, se lo accetta e se la cifra è congrua».
Cosa dice, dunque, Valenza? «So cosa significa privarsi di
«Piuttosto che portarglieli vado in galera. Gli animali non sono dei mobili»
una bestiola, anch’io ne ho. I sentimenti in gioco sono forti — spiega l’ex carabiniere —. Da parte mia ci sarà tutta la buona volontà a far rimanere i cuccioli dove sono, ma le famiglie devono sapere che anche grazie a tutto questo io oggi non sono più in servizio. E poi ho avuto spese di avvocato, consulenti, viaggi. Il tutto per dimostrare la mia innocenza. Se saranno collaborative glieli lascerò. Non mi piace vedere cani che si mettono in un angolo ad aspettare il loro padrone».