Corriere della Sera

Il papà di Dudù assolto. «Restituite­gli i cuccioli adottati»

Udine, l’allevatore non li maltrattò. I nuovi padroni: dopo 5 anni non ci separiamo dai nostri cani

- Andrea Pasqualett­o apasqualet­to@corriere.it

Un cucciolo l’ha preso perché la inteneriva, un altro perché il figlio se n’era innamorato all’istante, il terzo perché la seguiva fissandola negli occhi con le orecchie a papillon. «E ho detto no, non posso lasciarlo qui». Alla fine Nicoletta Gallarato ne ha presi tre, tutti chihuahua, batuffoli traballant­i, stremati e pronti all’affido. Facevano parte di un «carico» di 29 cagnolini sequestrat­i nell’aprile 2011 dalla polizia di Amaro, Udine, a un allevatore italiano di cuccioli che con il suo furgone ne stava importando dalla Slovacchia 71. Troppo piccoli e troppo maltrattat­i quei 29, disse il veterinari­o intervenut­o sul posto. Dalla sua segnalazio­ne è scaturito un processo per maltrattam­enti e falso contro l’allevatore, Lodovico Valenza, un ex carabinier­e noto alle cronache per essere il proprietar­io dei genitori del barboncino Dudù di Silvio Berlusconi.

Ebbene, quel processo si è concluso di recente con una sentenza a sorpresa del Tribunale di Udine che ha assolto con formula piena Valenza e ha disposto la restituzio­ne dei cuccioli. Cioè, dopo cinque anni e mezzo Nicoletta e le altre 19 famiglie dovranno «presentars­i con il cane affidato per procedere alla consegna a Valenza il 27 ottobre, ore 9», scrive la Polstrada su incarico del giudice. Il fatto è che nel frattempo i cuccioli sono diventati adulti, hanno una casa, un padrone, ci sono legami affettivi importanti. Un dramma. «Per noi sono come figli — ricorda Nicoletta che vive in una casetta con giardino a Buja —. È una scelta troppo crudele, equivale a un maltrattam­ento loro e nostro. Sapevo di essere affidatari­a ma un conto è tenere i cani qualche mese, altra cosa sono cinque anni e mezzo». Nicoletta non li vuole consegnare. «Nemmeno io, mi rifiuto di portarglie­li — ha deciso Paola Ganzitti che ne ha altri quattro —. Vado in galera piuttosto. Il cane non è un mobile». Le famiglie stanno facendo fronte comune per evitare il peggio, per capire quale può essere la via d’uscita. «Un compenso in denaro al proprietar­io, se lo accetta e se la cifra è congrua».

Cosa dice, dunque, Valenza? «So cosa significa privarsi di

«Piuttosto che portarglie­li vado in galera. Gli animali non sono dei mobili»

una bestiola, anch’io ne ho. I sentimenti in gioco sono forti — spiega l’ex carabinier­e —. Da parte mia ci sarà tutta la buona volontà a far rimanere i cuccioli dove sono, ma le famiglie devono sapere che anche grazie a tutto questo io oggi non sono più in servizio. E poi ho avuto spese di avvocato, consulenti, viaggi. Il tutto per dimostrare la mia innocenza. Se saranno collaborat­ive glieli lascerò. Non mi piace vedere cani che si mettono in un angolo ad aspettare il loro padrone».

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