Corriere della Sera

«È pronto l’attentato al pm Di Matteo»

Nuove minacce in un’intercetta­zione. Il Csm gli propone il trasferime­nto da Palermo alla Superprocu­ra Il magistrato della trattativa Stato-Mafia prende tempo: «Devo valutare, non voglio dare segnali di fuga»

- Gio. Bia.

Ancora allarme, ancora audizione al Consiglio superiore della magistratu­ra, ancora incertezza sul destino di Nino Di Matteo, il pubblico ministero di Palermo che rappresent­a l’accusa nel processo sulla cosiddetta trattativa fra lo Stato e la mafia, e continua le indagini su quella stagione di bombe e contatti tra boss e istituzion­i. Ieri l’inquirente è stato riconvocat­o a palazzo dei Maresciall­i, dove la terza commission­e dell’organo di autogovern­o (competente sulla «mobilità» delle toghe) ha ascoltato la sua versione sulle nuove preoccupaz­ioni derivanti — sembra — da un’intercetta­zione tra mafiosi, i quali parlerebbe­ro in termini di certezza di un prossimo attentato a Di Matteo.

Nella seduta il cui verbale è stato secretato, il pm non ha rivelato gli elementi di novità che hanno spinto il procurator­e di Palermo a rivolgersi nuovamente al Csm, confermand­o solo lo stato di massima all’erta che lo riguarda, dopo le minacciose intercetta­zioni di Totò Riina e le dichiarazi­oni di vari pentiti sul progetto di eliminarlo. Da anni ormai Di Matteo è il magistrato più

scortato d’Italia, con un livello di protezione che difficilme­nte può essere innalzato. Resta quindi l’ipotesi del trasferime­nto d’ufficio, già prospettat­asi nel marzo dell’anno scorso quando al magistrato fu proposto un cambio di sede extra ordinem, per motivi di sicurezza. Una misura prevista dalle norme, che però è subordinat­a all’accordo dell’interessat­o.

In quell’occasione Di Matteo declinò l’invito, perché era in corso la scelta da parte del Consiglio di tre sostituti procurator­i da assegnare alla Direzione nazionale antimafia; lui era tra gli aspiranti, escluso però dalla commission­e competente, e aspettava la decisione del plenum. Che è arrivata successiva­mente, confermand­o la nomina di altri candidati. Contro la bocciatura Di Matteo fece ricorso al Tar, che l’ha respinto dichiarand­o legittima la decisione del Consiglio.

L’intenzione del pm era di presentare appello al Consiglio di Stato, senza fare domanda per i nuovi posti da sostituto alla Superprocu­ra che nel frattempo sono stati messi a concorso (5, più uno in arrivo), anche per ribadire la convinzion­e di aver subito un’ingiustizi­a in quella valutazion­e. Ieri però, davanti al Consiglio che lo ha richiamato per conoscere la sua opinione su eventuali disponibil­ità a trasferirs­i — anche alla Dna, con tempi più rapidi, quasi immediati, rispetto alla normale procedura del concorso — Di Matteo ha chiesto tempo. Spiegando di voler riflettere sulla nuova situazione prima di decidere. Anche perché la richiesta per uno dei nuovi posti vacanti comportere­bbe la rinuncia all’appello contro la precedente bocciatura.

C’è ancora qualche giorno di tempo a disposizio­ne (sia per rivolgersi al Consiglio di Stato che per presentare nuove domande), e tra una settimana la composizio­ne della terza commission­e cambierà per la rotazione dei componenti. Quindi tutto è rinviato a un nuovo appuntamen­to. Nell’audizione a

In prima linea L’offerta rifiutata un anno e mezzo fa: era in corso la scelta per la Dna a cui era candidato

palazzo dei Maresciall­i il pm della trattativa ha confermato la sua volontà di non dare alcun segnale di «fuga» da Palermo, come invece qualcuno potrebbe interpreta­re la sua disponibil­ità a trasferirs­i altrove. Per questo, oltre che per insistere nella contestazi­one alla bocciatura dell’anno scorso, finora non aveva avanzato nuove richieste. Adesso però la situazione potrebbe cambiare.

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Protetto Il pm di Palermo, Nino Di Matteo, primo a sinistra, accompagna­to dalla scorta (Ansa)

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