«Lascio Report dopo 20 anni Non voglio scoprirmi ripetitiva»
La giornalista d’inchiesta: un lutto, ma è la scelta giusta. In Rai mai una censura
+Milena Gabanelli, ieri sera lei ha annunciato a sorpresa presentando Report «sarà la mia ultima stagione alla conduzione del programma». Cosa c’è dietro? Una frattura con i vertici Rai? Una lite dopo il vostro spostamento al lunedì sera?
«Nulla di tutto questo. Il lunedì è una serata dura, ci siamo già passati, ma sarebbe ridicolo collegare alla vicenda del lunedì una decisione così importante per la mia vita, non solo professionale. La verità è che la mia decisione è maturata un paio di anni fa, quando mi sono posta un problema: la stagione 2016-2017 sarà la nostra ventesima, cosa faccio, invecchio e muoio col programma o mi invento qualcosa d’altro?».
La risposta sembra arrivata con il suo annuncio...
«Infatti. Tutto nella vita ha un tempo. Non desidero che siano altri a segnalarmi scricchiolii e stanchezze. Questa svolta mi provoca un lutto immenso, non credo sia difficile immaginarlo, però è anche venuto il momento di gratificare una squadra fortissima, preparata e in grado raccogliere l’eredità, magari anche rigenerandola».
Dunque «Report» continuerà senza di lei.
«Certo che sì. In questa stagione mi occuperò della transizione, assicurando la continuità. Sigfrido Ranucci, ora mio coautore, gestirà il programma come autore».
E la conduzione? Difficile pensare a «Report» senza Milena Gabanelli...
«La tv è abitudine, e il gruppo di lavoro, che è diventato la famiglia , è solido e compatto. Penso al nucleo storico formato da Bernardo Iovene, Stefania Rimini, Sabrina Giannini, ai quali si sono poi aggiunti Paolo Mondani e Giovanna Boursier, Michele Buono, e ai colleghi che si sono aggiunti più recentemente. La mia è la scelta di una 2000 «La strada» di Napoli che si ferma contro un palazzo, di Bernardo Iovene: viene ultimata solo nel 2012 persona che spera in questo modo di garantire al programma una vita lunghissima, e anche di lasciare al gruppo la visibilità che merita».
In che senso?
«Report ha totalizzato un gran patrimonio di professionalità, ma inevitabilmente mi viene attribuito il merito anche del lavoro altrui, come se facessi tutto io. “Report è la Gabanelli”, ma non è vero, e questo l’ho sempre vissuto come un peso, una sorta di sopruso. Adesso che il meccanismo è rodato, è giusto che coloro che hanno contribuito al successo, abbiano l’opportunità di una progressione di carriera, e portare nel format linfa nuova. Mi fa orrore l’idea
Autrice e conduttrice Milena Gabanelli, 62 anni, ha cominciato a collaborare con la Rai nel 1982. Nella sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti: dal Premiolino, nel 2000, al Premio Luigi Barzini all’inviato speciale, nel 2009 2011 «Il cavaliere del lavoro» di Sigfrido Ranucci permette di ritrovare il tesoro di Tanzi nascosto in una soffitta che ad un certo punto tutto diventi ripetitivo».
Ma chi sarà il nuovo conduttore o la nuova conduttrice?
«Saranno loro a decidere. Ma non escluderei una soluzione creativa e innovativa. Sarebbe nella nostra tradizione: con il videogiornalismo abbiamo portato in Rai un nuovissimo modello produttivo, agile e a basso costo, quando le inchieste non si realizzavano più. Report innoverà anche questa volta».
Dunque Milena Gabanelli esce completamente da «Report».
«Non è per niente escluso che faccia qualche pezzo per Report».
Con chi cominciò a discuterne in Rai?
«Con l’ex direttore generale 2015 Va in onda «Anas per l’Italia», di Giovanna Boursier Il giorno dopo l’ad Pietro Ciucci è costretto a dimettersi Luigi Gubitosi e l’ex direttore di Raitre Andrea Vianello. Nessuno dei due voleva sentirne parlare...».
E con i vertici di oggi, col direttore generale Antonio Campo Dall’Orto e la direttrice di Raitre Daria Bignardi?
«Fu la prima cosa che dissi a Campo Dall’Orto appena insediato, ad agosto dell’anno scorso. Daria Bignardi arrivò dopo. Di fronte alla mia assoluta determinazione, Campo Dall’Orto ha capito che era una scelta pragmatica e di “visione”, non dettata da una stanchezza, e alla fine l’ha condivisa, a condizione che rimanga in Rai».
Ma ora cosa farà? Un periodo di riflessione, magari?
«Assolutamente no. Intendo continuare a fare il mio mestiere. Sono affascinata dalle novità narrative che nascono da nuovi modelli produttivi. Il data journalism per esempio, ovvero la trasformazione dei grandi numeri in racconto, per rendere più facile la comprensione e l’impatto. Esiste ora un embrione in Rai, un piccolo gruppo di lavoro nato a cavallo della gestione Gubitosi e Campo dall’Orto. Potrebbe diventare un’agenzia interna a disposizione delle testate del nuovo sito di informazione WebRai che sta costruendo Carlo Verdelli. Non mi dispiacerebbe lavorarci sopra».
Ora può togliersi, come si dice, qualche sassolino dalla scarpa. Censure? Interventi dei vertici?
Una decisione maturata due anni fa: cosa faccio, mi sono detta, invecchio e muoio con il programma o mi invento un’altra cosa?