Corriere della Sera

Boccia, Caterina

Ventitrè anni, udinese e campioness­a del mondo: «Visto? Non è uno sport soltanto per pensionati»

- Agostino Gramigna

Con la medaglia d’oro al collo ha sfatato una convinzion­e radicata. Che le bocce sono uno sport per anziani e pensionati, a stragrande maggioranz­a di sesso maschile. Caterina Venturini è una donna. Per la seconda volta è diventata campioness­a mondiale di bocce, ed ha appena ventitrè anni. L’ultimo trionfo a Casablanca, in Marocco. In finale ha battuto una cinese. «A livello di squadra nazionale sono le più forti al mondo».

Buttrio contro Cina. Perché Buttrio (Udine) è il paese dove è nata e si allena Caterina. Dove suo padre, giocatore ed allenatore, l’ha convinta quando ancora era una bambina a prendere in mano una boccia e lanciarla. «Perché devi fare pallavolo? Lo fanno tutte. Prova con le bocce, dai». Il papà di Caterina oltre alla passione aveva una sua teoria. «Mi diceva che le ragazzine fanno pallavolo perché c’è sempre un’amichetta che lo fa. Non per vocazione o scelta sincera». Caterina s’è convinta. Ha scartato pure l’ipotesi nuoto. A tredici anni, e in soli sei mesi da quando ha iniziato, era già alle selezioni nazionali. Talento. Lei gioca all’attacco. Una che tenta sempre la bocciata sulla sfera anziché limitarsi ad avvicinars­i al pallino.

Buttrio è un caso raro in Italia per numero di appassiona­te donne: sono un terzo su circa quaranta praticanti. Un fatto casuale: «Hanno seguito il papà che gioca, tutto qua», dice Rino Busiz il presidente della Asd Bocciofila dove milita Caterina. «Anche mia figlia è nella nazionale».

La passione è stata contagiosa in famiglia Venturini. Si sono dati alle bocce anche la sorella della campioness­a (a Casablanca ha vinto il bronzo) e la mamma. «Mia madre era quella che ci accompagna­va agli allenament­i. Finché s’è stancata di aspettarci. E così ha iniziato a giocare».

Caterina è riuscita a diventare la numero uno al mondo grazie anche alla tolleranza del suo datore di lavoro che chiude un occhio ogni volta che lei ha bisogno di tempo per allenarsi e giocare. «Con lui ho messo le cose in chiaro, subito. Purtroppo le bocce non danno soddisfazi­oni in termini

Caterina Venturini è diventata campioness­a mondiale della specialità individual­e del volo, dopo il titolo europeo conquistat­o lo scorso anno a Saluzzo (Cuneo)

Al mondiale di Casablanca. a inizio ottobre, il bottino azzurro della nazionale femminile è stato di una medaglia d’oro e quattro di bronzo. La Cina ha vinto 4 ori di soldi. Non è come la pallavolo. Magari fosse uno sport ricco, non andrei a lavorare». La Federazion­e italiana bocce rimborsa solo le spese di viaggio. Più di questo non può fare. Quando è diventata campioness­a mondiale per la prima volta in Francia (battendo la stessa cinese) Caterina ha vinto duemila euro. A Casablanca? «Ancora non so, spero siano un po’ di più».

Lavora in un’azienda vinicola, ha un diploma di perito agrario. Si allena tre volte a settimana per due ore e mezzo al giorno. Quando si avvicinano

La scelta

«Le altre ragazzine giocavano tutte a pallavolo. Io ho provato una strada diversa»

europei e mondiali anche tutti i giorni. In Italia le trasferte più difficili sono in Piemonte. «Li ci sono le avversarie migliori», sentenzia Caterina che alle nove di sera è in bocciofila ad allenarsi. «Il campionato nazionale è duro perché le finali si giocano in un solo giorno. Sfibrante». Quest’anno forse sarà un po’ meno faticoso perché le squadre iscritte sono soltanto sette. Cinque in meno dello scorso anno. Le bocce sono così. Spiega Busiz: «In campo femminile una squadra può scomparire nel giro di un anno. Se le atlete fanno figli o si sposano tendono a lasciare».

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