Corriere della Sera

LA LEZIONE DI MONTOLIVO: UNA CAREZZA CHE SPIAZZA GLI SCIACALLI DEL WEB

- di Roberto De Ponti

«Devi morire». Siamo così abituati al becero coro da stadio, quando il calciatore di turno rimane a terra, da non far più caso a quanto greve (oltre che grave) possa essere un invito a passare a miglior vita rivolto a un giocatore infortunat­o. È la forza — si fa per dire — dell’anonimato da curva. Nascondend­osi nel branco, è possibile vomitare insulti di ogni genere con la tranquilli­tà vigliacca di rimanere impuniti. In piccolo, quello che capita nella Rete. Accade che Riccardo Montolivo, calciatore del Milan inspiegabi­lmente assurto a causa di tutti i mali del calcio italiano, si frantumi un ginocchio giocando in Nazionale, ed è quello stesso Montolivo che nell’ultima amichevole prima del Mondiale 2014 si è fratturato una tibia, giusto per ricordare che il ragazzo non è particolar­mente fortunato. Accade che mentre esce dal campo in barella, Montolivo venga «salutato» dai tifosi italiani con fischi («osceni», li definirà a fine partita il capitano azzurro Buffon). Accade soprattutt­o che il calciatore, nel suo letto d’ospedale, venga bersagliat­o via Internet da insulti di ogni genere. E che risponda su Facebook in modo disarmante: «Grazie di cuore a tutte le persone che hanno speso un pensiero per me... tifosi, colleghi, addetti ai lavori. È stato bello, in un momento così faticoso, ricevere così tanti attestati di stima e affetto. E una carezza a tutti quelli che mi hanno augurato la rottura di tibia e perone, la rottura di tutti i legamenti e la morte... con l’augurio che la vita riesca a farvi crescere in educazione e rispetto dell’essere umano». Grande Montolivo. Più limpido di un passaggio filtrante, più essenziale di un gol all’incrocio. Sappiatelo, fenomeni che nascosti nell’anonimato della Rete insultate, invitate alla morte, spingete al suicidio: una carezza vi seppellirà.

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