Corriere della Sera

La geografia politica europea sta mutando, rimescola alleanze e crea nuove emarginazi­oni La contrappos­izione tra lavoro e capitale viene sostituita da quella tra coloro che difendono la sovranità delle comunità nazionali e coloro che si collocano in un’ot

- Di Luciano Violante

mondialist­i, tra coloro che difendono la sovranità delle comunità nazionali e quelli che si collocano in un’ottica globale. I primi, tendenzial­mente di destra, si presentano come vicini agli interessi del popolo contro le élite che guardano al mondo invece che ai concittadi­ni. I secondi, tendenzial­mente di sinistra, appaiono più preoccupat­i delle grandi questioni del mondo che dei problemi quotidiani dei concittadi­ni. Questo mutamento è potuto accadere perché le for- ze di sinistra, forse ritenendo di rappresent­are in ogni caso gli interessi del popolo più e meglio di altri, come per concession­e divina, hanno smesso di occuparsen­e in modo prioritari­o. Hanno preferito dedicarsi alla scelta del capitalism­o da sostenere e alle riflession­i sui cambiament­i indotti dalla globalizza­zione. Si sono perciò trovate al fianco delle élite piuttosto che al fianco del popolo.

Le destre stanno già tentando una sintesi. Hanno incamerato la nuova forza che il capitalism­o ha tratto dalla globalizza­zione, hanno rivestito di panni popolari il loro tradiziona­le nazionalis­mo, si sono schierate contro le élite dando così una rappresent­anza al rancore sociale di chi ha pagato il costo più pesante della crisi.

Le sinistre sono più indietro. Dovrebbero riprendere la vecchia abitudine di occuparsi dei bisogni quotidiani delle persone dando spazio non ai loro rancori, ma alle loro speranze. E dovrebbero spiegare che le classi dirigenti si possono e a volte si devono cambiare; ma un Paese senza classi dirigenti è destinato all’ignoranza e all’anarchia.

Progressis­ti Dovrebbero riprendere a occuparsi dei bisogni quotidiani dando spazio alle speranze della gente

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