L’industria e le speranze per il Pil
Un lampo estivo. Nel mese di agosto la produzione industriale è cresciuta dell’1,7% rispetto a luglio, in termini tendenziali il balzo rispetto all’agosto 2015 è del 4,1%. Il consistente aumento va letto, tuttavia, come un risultato di un periodo dell’anno caratterizzato da livelli di produzione molto bassi, tanto che analizzando la crescita del trimestre giugno-agosto 2016 rispetto al trimestre precedente l’incremento è dello 0,4%. Resta che l’inatteso scatto in avanti della produzione in agosto potrebbe essere un indicatore a supporto del
I numeri Il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda. La produzione ad agosto è salita dell’1,7%
Pil (Prodotto interno lordo) del terzo trimestre. Per ora l’Istat certifica il dato estivo, ma rimarca la volatilità di una rilevazione effettuata nel mese di chiusura di molte aziende. Un’avvertenza condivisa dal Centro Studi di Confindustria, che formula una previsione indicando una frenata per la produzione industriale di settembre pari all’1,8%. Gli analisti di Viale dell’Astronomia stimano per il terzo trimestre un aumento dell’attività dello 0,8% rispetto al secondo trimestre (che aveva invece segnato un calo dello 0,2%). Un trend, secondo il centro studi diretto da Luca Paolazzi, «coerente con un moderato aumento del Pil nel periodo estivo, dopo la stagnazione primaverile».
quello depurato dall’effetto della congiuntura e che è il parametro base per giudicare l’evoluzione dei bilanci pubblici, e sul debito pubblico, che già quest’anno ha mancato l’inversione di tendenza alla crescita sul Pil. Un obiettivo di deficit del 2,2%, ottenuto anche per far fronte a terremoto e crisi dell’immigrazione, e dunque con un’aggiunta di spesa pubblica, consentirebbe comunque all’esecutivo di assicurare le prospettive di una crescita dell’economia dell’1%, che molti oggi ritengono ottimistico a fronte di una manovra di bilancio limitata da un limite di deficit del 2%.
Oggi il ministro dell’Economia tornerà a Roma e interverrà di nuovo in Senato per fugare i dubbi dei parlamentari innescati dalle perplessità della Banca d’Italia e soprattutto dell’Ufficio di Bilancio, l’autorità indipendente sui conti pubblici, ma nessuno si attende