Che cosa ci inseg nano? L’arte di saper scegliere in situazioni che cambiano
Il premio al collega Oliver Hart e Bengt Holmström del MIT è strameritato. Con un pizzico di orgoglio «di casa» mi soffermo sul primo dei due, cioè sull’amico carissimo e straordinario collega. Oliver Hart ha riscritto la “teoria dei contratti” che sono dovunque, e regolano la nostra vita. Come scrivere un contratto apre una serie infinita di questioni, per esempio il contrasto fra incentivi e assicurazione. Se un contratto stabilisce che sarò pagato anche se il mio lavoro è insoddisfacente ovviamente i miei incentivi sono per non lavorare bene. Ma se un contratto stabilisce che non sarò pagato nulla anche se un terremoto distrugge il mio lavoro mentre lo sto finendo è chiaro che il contratto è perverso. E questo è solo un esempio dell’infinità di alternative che si pongono nella vita di tutti i giorni. È praticamente impossibile scrivere un contratto che stabilisca cosa fare nel caso di tutte le possibili (infinite) possibilità che si possono verificare. Infatti Oliver Hart fu il pioniere nel pensare a come valutare i cosiddetti contratti incompleti e come la loro incompletezza si risolva a favore o contro una delle sue parti. Oliver Hart si è anche interessato del problema se si sia meglio delegare certe funzioni a enti privati o mantenerle nell’ area pubblica. Perché non delegare tutte le funzioni pubbliche come sanità, carceri, servizi di trasporto ad enti privati con un contratto che ne prescriva obblighi e doveri? La risposta dipende dal tipo di servizio. Ad esempio in un suo famoso paper dimostra che nel caso delle carceri, delegarne la gestione a privati genera comportamenti che esagerano l’ incentivo dei private a risparmiare sui costi di gestione, offrendo servizi moralmente inaccettabili ai detenuti. Il lavoro di Hart non ci dice «si fa sempre cosi a scriver un contratto», ci insegna una cosa più importante: ci insegna a come pensare, a come affrontare situazioni sempre una diversa dall’altra.