Digitale, i dieci profili più richiesti
Sviluppatori, manager e «web analyst»: quali sono i mestieri più gettonati dalle aziende
Secondo la Commissione europea tra quattro anni nel Continente ci saranno 900 mila posti di lavoro non coperti per mancanza di competenze digitali. Un gap che sta crescendo geometricamente visto che la stima del 2012 si fermava a 275 mila. E in Italia la carenza è più che in linea: secondo la società di consulenza Ict Modis, già oggi il 22% delle posizioni aperte nel digitale non trova candidati all’altezza. Il buco di professionalità è emerso nel recente Festival Supernova organizzato a Brescia da Talent Garden, che ha anche esplicitato quali sono i 10 profili digitali più richiesti.
1) User experience director: gestisce l’interazione degli utenti con un prodotto (per esempio lo smartphone) o un servizio per far si che la tecnologia appaia del tutto naturale. 2) Director of analitics: esperto nella lettura e analisi dei dati. 3) Chief technology officer: seleziona le tecnologie per i prodotti e i servizi offerti da un’azienda. 4) Sviluppatore mobile: si occupa di applicazioni per smartphone e tablet. 5) Big data architect: gestisce l’analisi dell’architettura del sistema dei dati. 6) Web analyst: interpreta i dati e fornisce analisi dettagliate sulle attività del web. 7) Community manager: progetta la struttura e coordina le attività delle comunità virtuali. 8) Digital Pr: gestisce le «pr» attraverso i canali online. 9) Digital advertiser: gestisce campagne pubblicitarie sul web. 10) Search engine optimization specialist: è l’esperto di tecniche per ottimizzare il posizionamento aziendale sui motori di ricerca.
«Il problema, però — sostiene il vice presidente di Talent Garden Lorenzo Maternini — è che su queste professioni l’università è molto indietro e la formazione è lasciata a pochi soggetti privati che, come noi, offrono corsi verticali e intensivi». Una critica, questa, non condivisa dal rettore dell’Università degli studi di Brescia Sergio Pecorelli. «La formazione verticale — commenta — va bene per periodi brevi in cui fare una full immersion, ma si deve innestare su una preparazione trasversale che è proprio quella offerta dall’università. E il trasversale pagherà sempre di più nelle nuove professioni, perché già oggi le aziende realizzano team in cui l’ingegnere è a fianco del filosofo».
Resta il fatto che in Italia i giovani occupati nel settore digitale sono solo il 12%, contro il 16% della media europea e che chi lavora nel settore Ict ed ha almeno una laurea triennale si ferma al 32% contro, per esempio, il 77% della Spagna e il 73% del Belgio.
La carenza italiana di specialisti del digitale fa quindi lievitare le retribuzioni. Figure come lo User experience director o il Director of analytics, a seconda dell’esperienza guadagnano tra i 60 mila e i 110 mila euro l’anno.