Sentimenti e politica: uno stile unico
Il più grande regista polacco? Probabilmente sì, perché sulla distanza (e per l’ampiezza e l’ambizione dell’opera) alla fine Wajda mi sembra più grande dei pur grandi Munk e Kieslowski, oltre che dei suoi «allievi» Polanski e Skolimowski. Non tutto nella sua carriera è allo stesso livello perché molto ha influito la politica, con i suoi diktat e in suoi «esili», costringendolo a girare in altri Paesi. Ma nelle opere più personali e «polacche», a cominciare dalla trilogia della guerra che apre la sua carriera, si vede l’impronta di un maestro. Già l’esordio con Pokolenie (Generazione) raccontava un tema non nuovo — i giovani durante l’occupazione tedesca — ma con uno stile e una recitazione lontani dai dettami del realismo socialista allora imperante, ma è con I dannati di Varsavia (1957) e Cenere e diamanti (1958) che Wajda si impone. Il destino tragico dei partigiani in fuga nelle fogne e quello non meno drammatico del soldato nazionalista mandato a uccidere un funzionario comunista (interpretato dal «James Dean polacco», quello Zbigniew Cybulski destinato come il divo hollywoodiano a precoce morte) sono i ritratti di una generazione che ha conosciuto solo la morte e la sconfitta, raccontati con stile cupo e drammatico, capaci di scavare nella formazione di «un nuovo che nasce malato» [Volpi], dove gli slanci del singolo soffocano insieme alla sconfitta di tutta una nazione. Questo bisogno di tradurre in immagini le contraddizioni e i drammi e le speranze di un Paese che nel XX secolo ha faticato per trovare quell’identità che la sua storia e la sua cultura avevano costruito nei secoli passati, è il filo rosso dei migliori film di Wajda, che nel prosieguo della sua carriera ha saputo riflettere sulla storia della Polonia (l’occupazione nazista con Dottor Korczak, gli anni dello stalinismo e la nascita di Solidarnosc con L’uomo di marmo e L’uomo di ferro, la difficoltà di arrivare alla verità sul massacro del 1939 in Katyn) facendo i conti con l’evoluzione e l’influenza reciproca dei vari mezzi (radio, tv e cinema si intrecciano nell’Uomo di marmo e nell’Uomo di ferro) e senza dimenticare le potenzialità autoriflessive del cinema (Tutto in vendita, sulla morte di Cybulski).