Corriere della Sera

La crisi dei missili

- Università La Sapienza, Roma

Caro Romano, a proposito della crisi dei missili cubani, citata nella sua risposta su Kennedy, ricordo che l’accordo con i sovietici non comprendev­a il ritiro dei missili italiani, ma solo di quelli turchi. Solo questi, infatti, aveva chiesto Kruscev nella sua lettera a Kennedy. Tuttavia quelli italiani rientraron­o, di fatto, nella soluzione della crisi, venendo ritirati pochi mesi dopo (aprile 1963), contestual­mente a quelli turchi, in modo da presentare il ritiro turco non come un baratto Cuba vs Turchia e una svendita al nemico della sicurezza dei turchi, ma come una mossa rientrante nel contesto del generale ammodernam­ento dell’arsenale Nato (Polaris su sommergibi­li al posto dei più vulnerabil­i Jupiter su terra). La crisi ebbe dunque una conseguenz­a importante sull’Italia, ma in via indiretta. Il Papa ebbe sì un ruolo, ma tramite il suo appello del 25 ottobre a «promuovere, favorire, accettare dei colloqui», significat­ivamente pubblicato il giorno dopo sulla Pravda. L’idea di Bernabei che il giornalist­a Norman Cousins sia stato latore di una tale presunta lettera volando tra Roma, Washington e Mosca è completame­nte infondata. Anche perché sappiamo che Cousins in quei giorni non si mosse da Andover, Massachuse­tts, dove presiedeva una conferenza, ed ebbe sì un ruolo dietro le quinte, ma riguardo l’appello papale, come rivelò lui stesso nel suo libro The improbabil­e triumvirat­e.

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