Italia senza equilibrio né identità Ventura accelera la rivoluzione
I tormenti del c.t. che potrebbe passare al «suo» 4-2-4. Verratti è un caso
Carlo Tavecchio tira un respiro di sollievo e trova il modo di scherzarci sopra: «Se avessimo perso sarebbe stata una sVentura», dice giocando con le parole. Sdrammatizzare, in un momento così, è una buona strategia. Allenta la tensione e ti aiuta a vedere più lucidamente cosa non funziona nell’Italietta. Non è un momento facile e gli ultimi due risultati, acciuffati per i capelli, non bastano a rasserenare gli animi.
Gian Piero Ventura è tornato a casa con molte domande e impiegherà le prossime quattro settimane, prima del raduno in vista della trasferta in Liechtenstein e dell’amichevole con la Germania, a cercare risposte. L’uomo è tormentato, l’allenatore invece è alla ricerca di un’identità di squadra e di un equilibrio svanito dentro due partite di grande sofferenza. Senza contare che i paragoni continui con il suo predecessore sono diventati uno sgradito compagno di viaggio. «Voi avete in mente la Nazionale dell’Europeo che è figlia del lavoro», dice ricordando che anche Antonio Conte durante le qualificazioni mica ha incantato.
Ventura dà l’impressione di sentirsi sotto esame anche se Tavecchio gli ribadisce la fiducia. Il c.t. almeno prova a tenere dritta la barra. «Ci sono tutti i presupposti per fare bene e mi prendo la responsabilità di quanto dico». La nuova sfida è rimontare la Spagna, prima per differenza reti nel girone e soprattutto vincere lo scetticismo montante. Per riuscire nell’impresa deve trovare in fretta l’equilibrio di squadra: troppo ripiegata su se stessa con la Spagna e troppo sbilanciata in Macedonia. E senza equilibrio la difesa, o meglio la fase difensiva, va in tilt. In Francia dietro eravamo pressoché insuperabili, ora siamo troppo vulnerabili. I numeri Sotto esame Gian Piero Ventura, 68 anni, c.t. azzurro (LaPresse) sono spietati. In queste prime quattro partite abbiamo subito sette reti e neppure una volta siamo riusciti a mantenere la porta inviolata.
I problemi sono tanti: i leader che invecchiano, i giovani che hanno bisogno di tempo, la mancanza di interni veri a centrocampo, il ruolo di Verratti. Forse è il caso di anticipare i tempi della rivoluzione venturiana. Il c.t., sino adesso, si è affidato a un 3-5-2 che non sente suo. Ad un passo dal baratro, nella notte di Skopje, ha tentato il tutto per tutto con il 4-2-4 ed è molto probabile che il 2016 sancisca il passaggio tra vecchio e nuovo sistema di gioco. Di sicuro la squadra deve crescere sul piano della personalità e della convinzione e il gruppo deve fondere insieme quanto prima l’anima giovane a quella più esperta, un’operazione che Ventura deve guidare.
Verratti, poi, rischia di diventare un caso: per settanta minuti contro la Macedonia è stato il peggiore in campo e con il ritorno di Marchisio e la crescita di Parolo potrebbe non avere un futuro da titolare. Si deve svegliare. Lui e la Nazionale. Serve una scossa di adrenalina. Di sicuro non si può andare avanti cosi, affidandosi ogni qualvolta ai cambi e sperando in rimonte improbabili dell’ultimo minuto.