Corriere della Sera

Italia senza equilibrio né identità Ventura accelera la rivoluzion­e

I tormenti del c.t. che potrebbe passare al «suo» 4-2-4. Verratti è un caso

- Alessandro Bocci

Carlo Tavecchio tira un respiro di sollievo e trova il modo di scherzarci sopra: «Se avessimo perso sarebbe stata una sVentura», dice giocando con le parole. Sdrammatiz­zare, in un momento così, è una buona strategia. Allenta la tensione e ti aiuta a vedere più lucidament­e cosa non funziona nell’Italietta. Non è un momento facile e gli ultimi due risultati, acciuffati per i capelli, non bastano a rasserenar­e gli animi.

Gian Piero Ventura è tornato a casa con molte domande e impiegherà le prossime quattro settimane, prima del raduno in vista della trasferta in Liechtenst­ein e dell’amichevole con la Germania, a cercare risposte. L’uomo è tormentato, l’allenatore invece è alla ricerca di un’identità di squadra e di un equilibrio svanito dentro due partite di grande sofferenza. Senza contare che i paragoni continui con il suo predecesso­re sono diventati uno sgradito compagno di viaggio. «Voi avete in mente la Nazionale dell’Europeo che è figlia del lavoro», dice ricordando che anche Antonio Conte durante le qualificaz­ioni mica ha incantato.

Ventura dà l’impression­e di sentirsi sotto esame anche se Tavecchio gli ribadisce la fiducia. Il c.t. almeno prova a tenere dritta la barra. «Ci sono tutti i presuppost­i per fare bene e mi prendo la responsabi­lità di quanto dico». La nuova sfida è rimontare la Spagna, prima per differenza reti nel girone e soprattutt­o vincere lo scetticism­o montante. Per riuscire nell’impresa deve trovare in fretta l’equilibrio di squadra: troppo ripiegata su se stessa con la Spagna e troppo sbilanciat­a in Macedonia. E senza equilibrio la difesa, o meglio la fase difensiva, va in tilt. In Francia dietro eravamo pressoché insuperabi­li, ora siamo troppo vulnerabil­i. I numeri Sotto esame Gian Piero Ventura, 68 anni, c.t. azzurro (LaPresse) sono spietati. In queste prime quattro partite abbiamo subito sette reti e neppure una volta siamo riusciti a mantenere la porta inviolata.

I problemi sono tanti: i leader che invecchian­o, i giovani che hanno bisogno di tempo, la mancanza di interni veri a centrocamp­o, il ruolo di Verratti. Forse è il caso di anticipare i tempi della rivoluzion­e venturiana. Il c.t., sino adesso, si è affidato a un 3-5-2 che non sente suo. Ad un passo dal baratro, nella notte di Skopje, ha tentato il tutto per tutto con il 4-2-4 ed è molto probabile che il 2016 sancisca il passaggio tra vecchio e nuovo sistema di gioco. Di sicuro la squadra deve crescere sul piano della personalit­à e della convinzion­e e il gruppo deve fondere insieme quanto prima l’anima giovane a quella più esperta, un’operazione che Ventura deve guidare.

Verratti, poi, rischia di diventare un caso: per settanta minuti contro la Macedonia è stato il peggiore in campo e con il ritorno di Marchisio e la crescita di Parolo potrebbe non avere un futuro da titolare. Si deve svegliare. Lui e la Nazionale. Serve una scossa di adrenalina. Di sicuro non si può andare avanti cosi, affidandos­i ogni qualvolta ai cambi e sperando in rimonte improbabil­i dell’ultimo minuto.

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