Rottamazione degli avvisi Equitalia, spunta la norma contro i furbetti Escluso chi smette di pagare adesso
Dopo il via libera alla rottamazione delle cartelle di riscossione di Equitalia, spunta nella manovra anche la possibilità di estendere l’autodenuncia, la «voluntary disclosure», oltre che ai capitali illecitamente detenuti all’estero, anche al denaro contante occultato in Italia, una possibilità che già esisteva, ma che quasi nessuno ha sfruttato.
Nel frattempo il governo si preoccupa di chiudere i possibili buchi nel gettito fiscale. Nel decreto che prevede la rottamazione delle cartelle Equitalia, verrà inserita una norma per tagliar fuori dai benefici i “furbi” che, in vista dello sgravio di sanzioni, interessi di mora e oneri di riscossione, decidano di interrompere subito i pagamenti previsti dai piani di rateizzazione.
Il testo del decreto è ancora in fase di limatura a Palazzo Chigi dopo l’approvazione “salvo intese” e, nelle more, si temono comportamenti opportunistici da parte dei contribuenti, che potrebbero essere tentati di sospendere i pagamenti previsti dai piani di dilazione concordati con Equitalia.
Così il decreto stabilirebbe l’esclusione dai benefici della rottamazione di quei contribuenti che dovessero saltare anche una sola delle scadenze di pagamento previste dai piani di rateizzazione che cadono tra il 15 ottobre, data del Consiglio dei ministri e la fine dell’anno. Verrebbe inibito dalla possibilità di onorare il debito “alleggerito” anche chi, dopo il 15 ottobre, si è visto revocare da Equitalia la dilazione perché ha saltato il pagamento di più rate (cinque, anche non consecutive, se il piano è stato autorizzato dopo il 22 ottobre 2015, otto se prima).
I contribuenti che stanno già pagando a rate le cartelle sono oltre 3 milioni, per un importo pari a 35 miliardi a fine 2015. Come loro beneficerebbero del nuovo regime anche i contribuenti che riceveranno la cartella esattoriale entro fine anno. A fine 2015 Equitalia doveva ancora riscuotere 51 miliardi di crediti: 30,2 del fisco, 10,7 dell’Inps, 5,1 degli enti locali, 1,1 miliardi dell’Inail e 3,7 miliardi di vari altri enti. Il 38,3% delle cartelle riguarda persone fisiche, un altro 38,2% le società di capitali, il 23,5% le società di persone e le imprese individuali. Nella definizione rientrerebbero i debiti verso l’erario, gli istituti previdenziali, l’Inail e gli enti locali (multe, bollo auto, tributi locali). In Parlamento, intanto, si ragiona già sull’opportunità di estendere la rottamazione. Il presidente della Commissione Finanze del Senato, il pd Francesco Boccia, ha suggerito di ampliarla agli atti di accertamento dell’Agenzia delle Entrate, non ancora arrivati a materializzarsi in una cartella esattoriale.