M5S, il blitz fallito contro Di Maio Ma finisce sotto accusa sui rimborsi
Grillo e Casaleggio bloccano la fronda. Il Pd: ha speso 100 mila euro in tre anni
Sotto attacco. Nel mirino c’è Luigi Di Maio. Il vicepresidente della Camera si trova esposto su due fronti: da un alto una fronda interna che ha tentato (fallendo) di rimettere in discussione il suo ruolo all’interno del Movimento e dall’altro i suoi oppositori politici, i dem, che polemizzano per le sue spese.
A preoccupare maggiormente Di Maio, però, è la situazione interna al Movimento. Le diverse anime pentastellate in Parlamento sono divise in piccoli gruppi. L’ala più numerosa, quella ortodossa capeggiata da Roberto Fico, è al centro di alcune indiscrezioni sul presunto tentativo di richiedere una assemblea congiunta per parlare proprio delle prerogative del vicepresidente della Camera. I fatti risalgono a due settimane fa, al giorno successivo alla partenza di Beppe Grillo e Davide Casaleggio da Roma dopo il loro blitz e il loro reiterato invito a rimanere uniti, compatti. Un drappello di deputati ortodossi sonda gli umori e inizia a chiedere una riunione. La voce arriva a un ex capogruppo alla Camera, che decide di stoppare il tentativo, facendo circolare la voce. I vertici, che si sentono scavalcati dopo i loro inviti, intervengono con il pugno duro e da quel momento scende il gelo con l’ala ortodossa.
La situazione non è migliorata certo ieri, dopo alcune fughe di notizie sulle tensioni interne. Grillo e Casaleggio si sono sentiti di prima mattina e hanno esortato personalmente Fico a prendere posizione. «Nel Movimento 5 Stelle non ci saranno mai correnti interne — ha scritto in un
Il post di Fico Il leader esorta Fico a lanciare un messaggio di unità. E lui scrive: da noi nessuna corrente
post su Facebook il presidente della Vigilanza Rai —. Si lavora a un obiettivo comune che è quello di cambiare il Paese». «Tutto il resto sono chiacchiere da bar», ha concluso. Lo stesso Di Maio, poco più tardi, ribadisce la linea.
Intanto però fa capolino sul web il malumore di alcuni pentastellati. «Il leaderismo poi mi fa decisamente schifo... per i cosiddetti leader... e per gli altri che li acclamano...», scrive Paola Nugnes. Dello stesso tenore Elisa Bulgarelli che invoca: no a «cerchi e cerchiolini di potere».
Di Maio resta al centro della polemica anche per un’altra questione: i rimborsi per l’attività legata a eventi sul territorio. Il deputato — come sottolineato sul sito del libro Supernova di Marco Canestrari e Nicola Biondo — ha speso circa 100 mila euro in tre anni. Un dato che ha scatenato le reazione del Pd. «Come fa Luigi Di Maio a parlare di risparmi, di lotta agli sprechi e di attività politica francescana?», attacca Alessia Morani. «Centomila euro per eventi sul territorio sono una bella sommetta, ancor di più se considerato che non comprende aerei e treni», puntualizza Emiliano Minnucci. Il vicepresidente della Camera si difende: «spese trasparenti».