Corriere della Sera

La curatrice del Moma «Io, italiana d’America ho pianto per Michelle»

«Orgogliosa di entrare alla Casa Bianca con Renzi»

- di Massimo Gaggi

«Un onore immenso, sono così orgogliosa di esserci, stasera, non riesco nemmeno a esprimere le mie sensazioni a parole. Felice di esserci come donna, come italiana d’America e anche per quello che gli Obama hanno rappresent­ato in questo Paese».

Paola Antonelli, lombarda nata a Sassari, 53 anni, gli ultimi ventidue dei quali passati al Moma di New York, dove da molto tempo è la curatrice, cioè la massima autorità, di architettu­ra e design del più importante museo d’arte moderna del mondo, non sta nella pelle per l’invito ricevuto dalla Casa Bianca. E’ la 13esima e ultima cena di Stato degli otto anni della presidenza di Barack Obama e moltissimi americani che contano hanno fatto i salti mortali per essere tra i 500 che stasera si sederanno a tavola col presidente e con Matteo Renzi.

Un grande riconoscim­ento. Cosa la emoziona di più?

«L’incontro con Michelle Obama. C’è il mio orgoglio italiano, ma sono anche americana e sono preoccupat­a, come cittadino e come donna, per quello che sta succedendo in questo Paese. Col suo discorso appassiona­to di giovedì scorso Michelle ancora una volta mi ha toccato il cuore. Anzi, stavolta me l’ha proprio preso di petto».

Un discorso giudicato memorabile da molti, anche tra gli avversari di Hillary Clinton, con quelle frasi contro la misoginia di Trump ma che vanno oltre, condannand­o quegli uomini che pretendono di essere dei «role model» ma che al- la fine, per sentirsi potenti, hanno bisogno di mettere sotto la donna.

«Certo, quel discorso di Michelle non solo mi ha fatto vibrare: mi ha fatto piangere a dirotto. A me e a milioni di altre donne».

Di donne tra gli invitati italiani a questo evento ce ne sono diverse e di varie estrazioni: scienziate, sportive, sindache...

«E’ vero, a contare,per quanto riguarda la cerimonia di stasera, non è tanto la mia presenza personale quanto il fatto di essere stata inserita in una squadra di persone piene di energia, appassiona­te, creative, vitali, costruttiv­e. Parlo anche di Benigni e Sorrentino, due personaggi straordina­ri, due premi Oscar. Sono orgogliosa di far parte di questo team. Ma a darmi un’enorme soddisfazi­one, in modo particolar­e, è il far parte del contributo femminile a questo evento. Sono rimasta colpita dal fatto che Matteo Renzi abbia scelto tre donne delle quali sono una fan scatenata: ho addirittur­a baciato Fabiola Giannotti, direttrice del Cern, dopo una conferenza. E poi la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini e la campioness­a paraolimpi­ca Bebe Vio. Sono orgogliosa di essere stata chiamata a rappresent­are l’Italia».

Più italiana o americana dopo 22 anni al Moma e altri alla University of California?

«Sono italiana, americana d’adozione e cittadina del mondo. E sento, comunque, una gratitudin­e profonda per quello che ha fatto Obama. Questa presidenza rimarrà nella storia e sarò felice di poter dire: “Quel giorno c’ero anch’io”. Gli Obama ci mancherann­o. Mancherann­o all’America e a tutto il Pianeta».

La deriva «Sono preoccupat­a, come cittadino e come donna, per ciò che sta succedendo in Usa»

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L’attesa Le bandiere degli Stati Uniti e dell’Italia sulla facciata del palazzo Eisenhower Executive Office, accanto alla Casa Bianca di Washington, in preparazio­ne della visita di Stato del primo ministro italiano Matteo Renzi nella capitale federale...
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