Corriere della Sera

Multe a rate, senza interessi Assunzioni stabili in caduta

Ridotti gli incentivi, contratti diminuiti del 33%

- Di Mario Sensini Abate, Caizzi, Ducci, Salvia

Rottamazio­ne delle cartelle esattorial­i anche per Iva, multe e tributi locali. Tra le novità della manovra, 700 milioni per la famiglia. Cattive notizie sul lavoro: senza incentivi le assunzioni stabili calano del 33%, 400 mila in meno.

Il Jobs act perde smalto se sprovvisto di forti incentivi. Il dato emerge dalle cifre sull’andamento dei nuovi rapporti di lavoro nel corso dei primi otto mesi dell’anno. Rispetto al periodo gennaio-agosto del 2015 le assunzioni a tempo indetermin­ato sono diminuite del 32,9%. Tradotto vuol dire una variazione assoluta di 395 mila persone in meno ad avere trovato lavoro con un contratto a tempo indetermin­ato. A certificar­lo è l’Inps nell’Osservator­io sul precariato. La flessione investe anche le assunzioni stagionali, che scendono del 7,4% nei primi otto mesi dell’anno. Segni negativi che finiscono per ripercuote­rsi sul dato complessiv­o del reclutamen­to nel mondo del lavoro. Da gennaio ad agosto sono stati assunti 3,78 milioni di lavoratori,

Perdita di lavoro Boeri: i licenziame­nti del 2016 sono gli stessi del 2014

a fronte dei 4,13 milioni dello stesso periodo del 2015. La spiegazion­e del trend la fornisce l’Inps, «il calo va considerat­o in relazione al forte incremento delle assunzioni a tempo indetermin­ato registrato nel 2015, anno in cui dette assunzioni potevano beneficiar­e dell’abbattimen­to integrale dei contributi previdenzi­ali per un periodo di tre anni». Vale ricordare, infatti, che per tutto il 2015 i datori di lavoro del settore privato hanno potuto utilizzare l’incentivo che garantiva uno sconto fiscale di 24 mila euro in tre anni per ogni nuova assunzione. A partire dal 2016 il beneficio della cosiddetta decontribu­zione si è ridotto a poco più di 9 mila euro.

L’introduzio­ne del Jobs act ha generato un ulteriore aspetto sul fronte dei licenziame­nti. Nella casistica delle cessazioni di lavoro «per giusta causa e per giustifica­to motivo soggettivo» il dato dell’ultimo anno registra un aumento del 28,3%, evidenzian­do che i licenziame­nti sono passati da 36 a 46 mila. Un effetto delle nuove regole, che non prevedono l’applicazio­ne dell’articolo 18 per gli assunti dopo l’entrata in vigore della riforma varata dal governo Renzi. Tanto che il leader della Cgil, Susanna Camusso, sottolinea: «Si sta verificand­o quel che temevamo, l’assenza di diritti, ammortizza­tori e investimen­ti ha determinat­o un picco di licenziame­nti». Altrettant­o secco Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, che dice «scoppia la bolla Jobs act». Dal versante governativ­o interviene il responsabi­le economia del Pd, Filippo Taddei, specifican­do: «I dati Istat al 30 settembre registrano un rialzo dell’occupazion­e stabile che raggiunge i 14 milioni e 920 mila lavoratori. Il dato più alto dall’agosto 2009».

Resta che l’andamento delle assunzioni nel mese di agosto evidenzia come solo il 25% dei nuovi rapporti di lavoro sia a tempo indetermin­ato. Il dato peggiore degli ultimi due anni. A preoccupar­e è, infine, il boom dei voucher: nel periodo gennaio-agosto sono stati venduti 96,6 milioni di buoni destinati al pagamento delle prestazion­i di lavoro accessorio. L’incremento rispetto al 2015 e del 35,9%.

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