Corriere della Sera

«Mio figlio ucciso io parlo ai ragazzi»

La madre di Nicola, aggredito dai naziskin nel 2008 a Verona per una sigaretta

- di Giusi Fasano

Otto anni fa, a Verona, suo figlio Nicola era stato ucciso a botte da un gruppo di naziskin per una sigaretta negata. Ora Maria Annunciata, insegnante in pensione, fa lezione di tolleranza nelle scuole.

Rimasero lì per giorni, i bigliettin­i. Nel punto esatto di Verona in cui Nicola fu aggredito a pugni e calci, mani sconosciut­e avevano portato lettere, fiori, ritagli di poesie, citazioni, pensieri e saluti annotati su pezzetti di carta.

Sua madre Maria Annunciata ricorda che quando lui morì vide quei mucchietti di carta sulle pagine dei giornali «ma non me la sono sentita di andar lì, io e mio marito in quei giorni ci siamo sempre tenuti a distanza, stavo male al solo pensiero di avvicinarm­i».

Qualche settimana dopo suonarono alla sua porta Chiara e Rosa, due professore­sse della città. «Siamo venute a portarle questo» si presentaro­no. E le offrirono la copia di un libro fotografic­o: avevano raccolto i foglietti lasciati nel vicoletto dell’aggression­e, a poche centinaia di metri dall’Arena, e ne avevano fatto un libro, appunto. Volevano la benedizion­e di Maria Annunciata per usarlo con i ragazzi, nelle scuole. Ogni poesia, ogni citazione, ogni pensiero (anche i più duri contro chi aveva ucciso Nicola) sarebbe diventato uno spunto per discutere in classe di violenza e tolleranza, di giustizia e senso civico, di dolore e coraggio, compreso quello della rinascita.

«Quel giorno io e mio marito abbiamo capito che era arrivato il momento di scegliere» ripensa adesso Maria Annunciata. «Potevamo chiuderci nel silenzio oppure cercare di trasformar­e tutto il nostro dolore in qualcosa di positivo».

Hanno scelto l’opzione numero due. E lei, ex insegnante di lettere andata in pensione un paio d’anni prima, ha ricomincia­to la sua seconda vita con i ragazzi delle scuole. Come ai tempi in cui era prof ma stavolta con incontri, borse di studio, convegni, mostre, presentazi­one di libri, la realizzazi­one di un centro civico, giochi di ruolo per i più piccoli. Tutto in nome di suo figlio e di una lotta senza confine contro la sopraffazi­one.

Nella vita di Maria Annunciata adesso che ha settant’anni c’è tutto questo, c’è l’impegno con Prospettiv­a famiglia (rete di insegnanti di Verona e provincia) e c’è Isolina, associazio­ne che si occupa delle donne vittime di violenza. «Perché la violenza», per dirla con le sue parole, «è sempre sopraffazi­one e mancanza di rispetto. Il mio Nicola era un ragazzo fantastico, positivo, guardava al futuro con fiducia. Non gli ho mai visto fare un solo gesto di prepotenza. Mai. Oggi penso che quello che sto facendo con i ragazzi faccia parte di un destino già scritto, lo stesso che aveva previsto la sua morte così tragica».

Accadde la notte fra il 30 aprile e il primo maggio del 2008. Lui (cognome: Tommasoli) aveva 29 anni, nella vita faceva il grafico e quella volta chiacchier­ava con un gruppetto di amici vicino a Porta Leoni, nel centro storico di Verona. Dei ragazzi gli chiesero una sigaretta, lui rifiutò di offrirla e finì a botte. Nicola arrivò in ospedale in coma, morì dopo cinque giorni di agonia. Si seppe poi che gli autori del pestaggio erano cinque giovanissi­mi — naziskin, si disse in città — tutti legati agli ambienti dell’estrema destra e alla curva dell’Hellas Verona. Tre sono stati condannati in via definitiva, per gli altri due la Cassazione ha appena deciso che il processo è da rifare in appello.

Di tutto questo Maria Annunciata non parla mai con i ragazzi che incontra. «Quello che a loro vorrei trasmetter­e — precisa — è la certezza che la violenza e la prevaricaz­ione portano sempre e soltanto dolore a chi le subisce ma anche a chi le commette, che il rispetto dell’altro è l’unica via possibile per sperare in un mondo migliore».

Ogni volta che pronuncia il nome di suo figlio la voce si spezza. «Mi dispiace ma questa reazione non riesco ancora a controllar­la», quasi si scusa lei con dolcezza. «Mi fa sempre un certo effetto parlare di Nicola al passato, perché a me sembra di averlo ancora accanto, di vederlo nella sua stanza che ho lasciato così com’era. Ce l’ho vicino e per questo vado poco o niente al cimitero. È con me ogni volta che ho davanti i ragazzini delle scuole. È lui che parla al posto mio contro ogni forma di violenza, anche la più piccola».

Capitano ogni tanto giorni particolar­mente cupi, carichi più di altri di ricordi e tristezza. «Momenti bui», li definisce Maria Annunciata. Come quella volta che, molto tempo dopo l’aggression­e, le capitò di passare davanti all’angolo in cui Nicola fu picchiato. «Ancora adesso non è facile...» sospira. Si allontanò da quel posto ripensando a quand’era bambina: «Io sono nata in via Leoni, quelli sono i luoghi della mia infanzia».

I bigliettin­i Le decine di messaggi lasciati sul luogo del pestaggio ora sono spunti di discussion­e

 ??  ?? I messaggi Alcuni dei foglietti con messaggi, poesie, citazioni, lasciati dove Nicola fu aggredito e raccolti poi in un libro
I messaggi Alcuni dei foglietti con messaggi, poesie, citazioni, lasciati dove Nicola fu aggredito e raccolti poi in un libro
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La vittima Nicola Tommasoli, aveva 29 anni
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 ??  ?? La madre Maria Annunciata Zamperini, madre di Nicola, è una ex insegnante
La madre Maria Annunciata Zamperini, madre di Nicola, è una ex insegnante

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