Berlusconi alza il tiro sulla riforma: bocciamola, poi un testo condiviso
Il leader di FI: voterò No. Ma apre a larghe intese sul presidenzialismo
Berlusconi la pensa come Grillo, come Zagrebelsky, come Bersani: anche per lui la riforma costituzionale varata dal governo Renzi, approvata dal Parlamento, sottoposta a referendum il prossimo 4 dicembre, nasconde il rischio di «una deriva autoritaria», almeno negli effetti congiunti con la riforma elettorale, già vigente, per gli addetti ai lavori l’Italicum. Tuttavia lo stesso Berlusconi auspica: «Penso si debba ragionare a una riforma condivisa».
Intervistato dal Tg5, dal suo studio di Arcore, l’ex premier demolisce in questo modo il testo della riforma: «Questo governo punta su una riforma mal scritta e pericolosa per ritrovare quel consenso che non ha più. Anche per questa ragione dobbiamo rispondere con un forte, deciso e responsabile No a questa riforma che favorirebbe una deriva autoritaria davvero con il rischio di un uomo solo al comando. Il contrario del governo del popolo e il contrario della democrazia».
Secondo Berlusconi l’Italia avrebbe bisogno di tutto tranne che di questa riforma, che fra l’altro — aggiunge — ha in qualche bloccato il Paese: «Sapete bene che siamo in un momento difficile: l’economia non cresce, il lavoro manca,la L’intervento arriva dopo le parole di Salvini che gli aveva chiesto una posizione netta povertà aumenta, sono 4,6 milioni gli italiani nella povertà assoluta. L’immigrazione prosegue incontrollata, più che raddoppiata rispetto a quella del nostro governo, la sicurezza di tutti è in pericolo. In Europa non contiamo niente, non riusciamo a far valere le nostre ragioni. Eppure incredibilmente questo governo punta tutto sulla riforma».
Il leader di Forza Italia è d’accordo con coloro che rinvengono effetti distorsivi della rappresentanza nel combinato fra riforma e norme elettorali, consegnando troppo potere, con troppi pochi voti, a chi vince le elezioni: «Potrebbero consegnare a un solo uomo e a un solo partito l’Italia e gli italiani. Con appena il 15% degli aventi diritto al voto, quindi con una esigua minoranza, Grillo ad esempio, già padrone del suo partito, potrebbe diventare anche col 55% padrone dell’unica Camera che farà le leggi ordinarie. Vorrebbe dire padrone dell’Italia e degli italiani». Insomma, prosegue Berlusconi, «noi diciamo Su Canale 5 Silvio Berlusconi ieri durante l’intervista al Tg5 No per lasciare cose come stanno». E anche pensando al dopo, e in questo caso Berlusconi è d’accordo con D’Alema, o con tutti coloro che sostengono sia possibile approvare un’altra riforma in caso di bocciatura di questa. Per Renzi invece la prossima occasione sarebbe «con il nuovo passaggio della cometa di Halley», non nel breve periodo dunque.
Invece Berlusconi vede come possibile una riforma presidenziale: «Diciamo No perché dopo il No sia possibile approvare, tutti insieme, una riforma vera, diversa, una nuova riforma che deve contenere la scelta da parte degli elettori del presidente della Repubblica, un vero taglio dei parlamentari, che vanno ridotti di oltre la metà. Deve contenere il vincolo di mandato, per cui un eletto non può cambiare bandiera senza dimettersi: un limite costituzionale alle imposte, alla pressione fiscale che nessun governo può superare: una vera riforma delle Regioni».
Questo governo punta su una legge mal scritta e pericolosa che favorirebbe una deriva autoritaria, per ritrovare il consenso che non ha più