La prima volta di un cane alla Camera dei deputati
Brambilla (FI) è entrata con Sogno, meticcio di 6 anni: inserire nella Carta i diritti degli animali
Chissà se domani, giovedì, all’apertura a Roma della mostra dedicata alla storia del Movimento sociale nato settant’anni fa, Gianfranco Fini e i suoi colonnelli dell’ex An saranno capaci di non guardarsi in cagnesco, almeno per una volta. Se sapranno riconoscere in quei settant’anni di fotografie, di volantini, di manifesti, di prime pagine delle riviste (quasi cento, tantissime) e dei giornali esposti nella mostra voluta dalla Fondazione Alleanza nazionale e ideata da Marcello Veneziani, le ragioni di un passato comune. O almeno di un’appartenenza a una comunità che nel frattempo si è spaccata con un’animosità rancorosa senza pari, di radici che affondano nella profondità temporale di biografie oramai divise. Difficile, molto difficile. Anche perché la stessa storia di un partito, come dice il curatore della mostra Giuseppe Parlato della Fondazione Ugo Spirito-Renzo De Felice, che ha vissuto prevalentemente sulla coesione di un sentimento, non è fatta per addolcire le asprezze di una rottura personale prima ancora che politica.
Eppure è la prima volta che le icone missine vengono messe in mostra per illustrare il senso di una storia. Con il rischio della museificazione, come l’interno della tipica sezione del Msi ricostruita a grandezza naturale sin nei dettagli in questa mostra per rievocare anche fisicamente un carattere e un’atmosfera. Ma un rischio che forse vale la pena correre per conoscere un pezzo importante della vicenda politica italiana repubblicana. Certamente, però, un «come eravamo», per quelli che si sono riconosciuti nella storia oramai conclusa del Movimento sociale, che non potrà forse più declinarsi in un «come saremo», in una comunità sentimentale oramai dilaniata.
Ha un senso, oggi nel 2016, restituire visivamente la traiettoria di un partito che è stato in tanti decenni la cornice emotiva di circa due milioni e mezzo di italiani che, ostinatamente, testardamente, sentimentalmente come sostiene appunto Giuseppe Parlato, si sono riconosciuti in un simbolo, la fiamma tricolore, in un linguaggio, in un concerto di voci talvolta dissonanti, in una ritualità che oggi è più difficile decifrare. Facile dire: i fascisti, o i neofascisti. Il Msi, alla sua nascita, fu il rifugio dei vinti, di chi era dalla «parte sbagliata» e che voleva continuare ad esserlo. Poi fu un modo, come scrive Marcello Veneziani nella prefazione al ricco catalogo curato da Simonetta Bartolini, di «voltare le spalle» al pensiero dominante, «mainstream» come si direbbe oggi, giocando con la marginalità, con l’esilio in Patria, con il recinto infetto, in un’opposizione sentimentale e morale prima ancora che politica al «sistema» che poi sarebbe l’Italia «nata dalla Resistenza».
Le prime parole dell’inno missino del 1946 suonavano così: «Siamo nati in un cupo tramonto». In questo paradosso, in questo nascere, che dovrebbe essere l’alba, subito piegato al tono lugubre e triste del tramonto, della fine, della sconfitta, della morte, c’è tutta la febbrile sentimentalità di un partito che in questa mostra
È il primo cane entrato in una sede istituzionale. Un trovatello diventato simbolo di una lotta in favore di tutti gli animali. Si chiama Sogno e con baldanza ha fatto ingresso ieri nella sala stampa della Camera, tenuto al guinzaglio dalla deputata di Forza Italia Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli animali e dell’ambiente.
Una volta dentro, liberato dei vincoli, si è sdraiato sulla cattedra, sotto lo sguardo preoccupato dei commessi. L’onorevole ha spiegato il motivo dell’improvvisata: «È una battaglia per dichiarare quelli come lui esseri senzienti modificando l’articolo 9 della Costituzione che si limita alla tutela dell’ambiente. Un’occasione Montecitorio La deputata di FI Michela Vittoria Brambilla ieri con il cane Sogno persa per cambiare lo status giuridico dei nostri piccoli amici. Il governo ha voluto perderla confermando il suo disinteresse».
Nella riforma non c’è traccia della richiesta formalizzata anche con un disegno di legge dalla deputata e sostenuta dalle maggiori associazioni animaliste. L’emendamento al testo discusso in aula non è stato accettato dal governo.
Sogno è un meticcio di 6 anni. Era cucciolo quando venne raccolto nelle strade di Amatrice da una giovane donna romana. Nella sua storia di ex randagio, con probabile antenato segugio, anche l’esperienza del recente terremoto, fuggito assieme alla padrona dalla casa dove passava le vacanze. La mansuetudine di cui è dotato gli è valsa un ingresso alla Camera, come testimonial della campagna a favore dei quattrozampe.
Brambilla non desiste: «L’obiettivo è inserire i diritti degli animali nella Carta. Esistono «Quelli come lui sono esseri senzienti, considerarli oggetti è un’offesa»
le condizioni culturali. Milioni di italiani convivono con cani e gatti, li trattano come appartenessero alla famiglia. Considerarli oggetti o cose è un offesa al comune sentire».
Il Comitato nazionale di bioetica si è più volte espresso a favore del rispetto e del benessere degli animali previsto dal 2007 nel Trattato di Lisbona, sottoscritto dai capi di Stato dell’Ue.
Svizzera, Austria e Germania hanno tradotto l’intesa in leggi molto rispettose. Il veterinario Pasqualino Santori, del Comitato, ricorda il contenuto dei pareri: «Sono esseri senzienti a tutti gli effetti. Hanno la capacità di provare sensazioni e sentimenti sebbene non sia possibile provarlo scientificamente. La coscienza? Si suppone ne abbiano e il consenso globale ci porta a riconoscerla».
La battaglia