Pene più severe, piani stagionali La nuova sfida al caporalato
Al termine di 15 mesi di lavoro arriva al traguardo la legge di contrasto al caporalato. Dopo l’ok al Senato dello scorso agosto, ieri anche la Camera ha dato il via libera al testo su cui i parlamentari hanno cominciato a lavorare all’indomani della morte della 49enne bracciante pugliese Paola Clemente, il 13 luglio 2015. La legge prevede pene più severe e per più soggetti: d’ora in poi saranno sanzionabili, anche con la confisca dei beni, non solo i caporali, ma anche i datori di lavoro consapevoli dell’origine dello sfruttamento. E sono previsti fino a sei anni di carcere (che possono arrivare a otto se c’è violenza o minaccia) per chi commette il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. La seconda novità è l’aiuto concreto per le vittime del caporalato, con l’estensione delle provvidenze del fondo anti-tratta. Il terzo cambiamento arriva dai piani stagionali: le amministrazioni statali saranno direttamente coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro agricolo con un piano congiunto di interventi per l’accoglienza dei lavoratori impegnati nelle raccolte stagionali. Il piano (presentato dai ministeri del Lavoro, delle Politiche agricole e dell’Interno), sarà stabilito con il coinvolgimento delle amministrazioni locali e delle organizzazioni del terzo settore. «Lo Stato — ha commentato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina — risponde in maniera netta contro il caporalato con una legge attesa da almeno cinque anni». Per il ministro della Giustizia Andrea Orlando quella di ieri è stata «una grande giornata per il lavoro e per la tutela dei diritti». Soddisfatti anche i sindacati: «Finalmente una legge buona e giusta» commenta la segretaria Cgil Susanna Camusso.
@MicBorrillo