«Delitto e rovescio» di Claudio Paglieri (Piemme) Lezioni di tennis con mistero: il colore di Barcellona è giallo
n passato ho avuto allievi maschi. Ma non è andata come speravo. Le ragazze sono più mature, più facili da gestire, e ci sono più chances di farle arrivare in alto. Fanno sacrifici che i maschi non si sognano neanche, e possono fare anche più cose contemporaneamente. Ho sempre detto che le donne sono un passo avanti rispetto a noi, e che se il mondo fosse governato da loro sarebbe un posto migliore».
A parlare così è il Gran Maestro, un ex tennista che ha aperto un’Accademia femminile alla periferia di Barcellona. Uomo forte, affascinante, di successo, che però ha un segreto da nascondere. Anche se ha lasciato la polizia, l’ex commissario Luciani è incaricato di scoprirlo: un ricco imprenditore gli ha commissionato un’indagine sulla scomparsa della figlia, Martina, bellissima e promettente tennista. Ed ecco come il protagonista reagisce alle parole del sospettato: «Stronzate, pensò Marco Luciani. Frasi fatte. Le donne non sono né meglio né peggio degli uomini e a quanto vedo tu non hai neppure una maestra donna, nella tua Accademia. Quanto al famoso multitasking femminile, consisteva semplicemente nel fare troppe cose tutte insieme, e tutte male. Lui preferiva farne una per volta, ma a regola d’arte».
Non sarebbe Luciani, se non ragionasse così. Un personaggio ossuto, spigoloso, dal pessimo carattere. Politicamente scorrettissimo. Il primo detective anoressico nella storia della letteratura (ora ha pure scoperto la dieta del supermetabolismo). All’apparenza cinico.
In realtà, Luciani è un sentimentale. Percy Shakespeare (1906-1943), Tennis (1937, olio su tela, particolare, collezione privata)
In questa nuova avventura della sua saga si rivela padre ideale, e alla fine anche marito. E il suo inventore, Claudio Paglieri, si conferma a ogni libro il miglior giallista italiano.
Ha cominciato con Domenica nera, in cui anticipava nei dettagli — compreso l’arbitro Il commissario Luciani indaga sull’accademia sportiva dell’opaco Gran Maestro
chiuso negli spogliatoi — la trama di Calciopoli. Il vicolo delle cause perse era ambientato nella Genova dei bassifondi cara a De André. La cacciatrice di teste era un thriller ispirato al mercato nero dell’archeologia, con una drammatica conclusione nell’ex carcere di Ventotene. Nell’Enigma di Leonardo Luciani
ritrovava un disegno autografo del genio cui Paglieri è devoto (Leonardo è il nome del suo unico figlio). L’ultima cena del commissario Luciani si prendeva gioco della mania del cibo di lusso e della critica gastronomica.
Ora Delitto e rovescio, che Piemme ha mandato ieri in libreria, indaga un’altra delle passioni dell’autore: il tennis (con qualche incursione nel calcio, in particolare al Camp Nou, in cui Busquets si rivela più prezioso di Messi). L’Accademia del Gran Maestro non ha mai formato una numero uno del mondo; in compenso coltiva un lucroso giro di scommesse — purtroppo uno scandalo autentico nel tennis di oggi — e di escort. Luciani ritrova nella Barcellona antituristica del quartiere di Gracia i trucchi che l’avevano reso l’investigatore più abile della questura di Genova. Ma i lettori apprezzeranno ancora di più l’abilità del suo inventore (Luciani rappresenta forse quel
che Paglieri vorrebbe essere, come Milton di Una questione privata per Fenoglio), che riesce ad avvincere per 370 pagine con un solo cadavere e — forse — nessun delitto, sino al colpo di scena finale.
La trama dei gialli non si racconta. Basti anticipare che il Gran Maestro alla fine non si rivela troppo femminista, se alle sue giocatrici spiega: «Le donne sono, o si sentono, alla pari degli uomini, e vogliono giocare alla pari. E gli uomini sono intimoriti. Non osano più dire niente, non osano più fare niente. Perché ci insegnano che siamo tutti uguali». «E non lo siamo?» interviene con tono scocciato una delle allieve. «Dipende cosa si intende per uguali. Di fronte alla legge, sì. Di fronte a un servizio che arriva a duecento all’ora, no. Io dico — conclude il Gran Maestro —: la parità è una bella cosa, in teoria. Ma bisogna vedere se si può applicare nella pratica».