Corriere della Sera

Lo sguardo profondo degli umiliati e offesi

- Di Vladimiro Bottone

Mancini mi fa sentire osservato. Ma non dallo sguardo allucinato e infestato di fantasmi psichici che mostra negli autoritrat­ti. Sono i suoi ragazzi, le sue ragazzine a scrutarmi dal fondo dei loro occhi senza fondo. E lo fanno non come specifico soggetto del singolo dipinto. Se mi chiamano in gioco è una questione corale. Ognuno invoca a sé la generalità degli altri e, tutti insieme, si affollano intorno al visitatore come una popolazion­e composta, principalm­ente, di occhi (occhi in cui non si distingue mai l’iride dalla pupilla). Una piccola folla adolescenz­iale in fondo persino eterogenea: il saltimbanc­o o il suonatore ambulante si mischiano allo scolaro che compita su di un abbecedari­o smembrato. Oppure è il ragazzo vestito secondo i dettami della moda infantile borghese a mescolarsi con il venditore di giornali, lo scugnizzo, la piccola fioraia, l’ammalatina dal viso smunto. Insieme, come traendo forza dalla comune debolezza, i modelli di Mancini ti si accalcano intorno. Con le loro peculiarit­à e la loro inconfondi­bile somiglianz­a. Sono acerbi, tutti. Smorti e rassegnati troppo presto, minati da un bacillo che appartiene a loro quanto a chi li creò. Una piccola calca di orfani predestina­ti al collegio oppure all’Albergo dei Poveri o al terrore diaccio dell’ospedale. Usciti dalle cornici dei quadri preposti a trattenerl­i invadono il mio, il nostro campo visivo. Non ci strattoner­anno. Sono dei miti in senso dostoevski­jano. Sono vinti sul nascere, umiliati e offesi alla maniera di Fedor Michajlovi­c, che li avrebbe amati perdutamen­te riponendo in loro la speranza del mondo. Laddove Mancini, ha deposto nei loro occhi color carbone la propria disperazio­ne. La sua, la loro, la nostra.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy