L’alternanza scuola-lavoro? Vincono le competenze miste
Lo studio dell’Università Cattolica per McDonald’s
Diplomarsi con il massimo dei voti o laurearsi con 110 e lode per decenni sono stati i migliori biglietti da visita per trovare il primo impiego in Italia. Oggi, però, le grandi aziende non valutano più i candidati da assumere solo in base al curriculum scolastico ma valutano le soft skill ovvero i talenti nascosti come la capacità di relazionarsi, di risolvere problemi in modo efficace o l’autocontrollo. Per questo, il ministero dell’Istruzione ha introdotto l’alternanza scuola-lavoro nel triennio delle scuole superiori. Così, 652 mila ragazzi sono stati impegnati in 200 ore di formazione in aziende private, pubbliche o del terzo settore hanno potuto capire cosa serve davvero per trovare lavoro.
McDonald’s Italia, una delle aziende coinvolte nel progetto di alternanza scuola-lavoro, ha deciso di capire cosa pensano i giovani e ha commissionato la ricerca «Giovani e soft skills tra scuola e lavoro» all’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo di Milano. Lo studio, che sarà presentato questa mattina ma che il Corriere ha già visionato, si è focalizzato su un campione rappresentativo dei giovani fra i 18 e i 23 anni che, quindi, si trovano nella fase di transizione fra mondo della scuola e del lavoro. È emerso che l’88,9 per cento degli intervistati crede che fare un’esperienza di lavoro durante gli ultimi anni della scuola superiore sia molto utile per trovare poi lavoro. L’interesse è molto alto sia negli istituti tecnici o professionali sia nei licei (l’87,8% di essi è convinto che sia «molto» o «moltissimo» utile). Una percentuale che sale sino a 92,8 fra coloro i quali stanno già lavorando e hanno avuto modo di appurarlo personalmente. Scendendo in dettaglio, le competenze ritenute più utili per trovare lavoro sono: l’abilità nella comunicazione interpersonale (86,2%); il desiderio di imparare continuamente (86,1%); la capacità di risolvere problemi in modo efficace (85,6%); la disciplina, costanza e attenzione ai dettagli per il raggiungimento di obiettivi (85,2%) e il senso di responsabilità (84,9%). Meno importanti sono: la capacità di sostenere le proprie idee senza cedere alle pressioni (70,7%), quella di comprendere le emozioni e gli stati d’animo degli altri (67,1%).
«La fotografia che è emersa dalla ricerca — spiega il coordinatore Alessandro Rosina, docente dell’Università Cattolica di Milano — mostra che i giovani danno grande importanza alle competenze trasversali ma riconoscono una bassa capacità della scuola nel fornirle in modo solido. Ora si aspettano che l’alternanza scuolalavoro colmi questo gap: è importante che l’offerta dei programmi di alternanza sia capace di diventare davvero un’esperienza costruttiva per il bene dei giovani e lo sviluppo del Paese».
Nei giorni scorsi sono piovute critiche da parte dei sindacati e di alcune associazioni di studenti che chiedono «salario e tutele» come una «limitazione degli orari dell’alternanza». La multinazionale americana non ci sta. «Sono critiche strumentali — dice Stefano Dedola, direttore risorse umane — perché con il progetto di alternanza “Benvenuti studenti” mettiamo a disposizione 10 mila percorsi di alternanza in Italia confermandola vocazione di facilitatori d’ingresso nel mondo del lavoro e facendo acquisire nuove competenze. Negli ultimi 5 anni abbiamo assunto 4.500 giovani».