Corriere della Sera

Lethem: «Noi divisi e disillusi C’è chi si affida a un cartoon»

«L’eccezione Usa? È diventato un alibi tossico»

- di Viviana Mazza DALLA NOSTRA INVIATA

Dieci anni fa lo scrittore Jonathan Lethem intervistò Bob Dylan, uno dei suoi miti, per la rivista Rolling Stone. E Dylan, scherzando, espresse ammirazion­e per Trump. Ora l’uno ha vinto il Nobel per la Letteratur­a e l’altro ha corso per la Casa Bianca. «Credo che Dylan stesse cercando di dire una cosa assurda: si parlava del fatto che è un artista straordina­rio, e per non darsi troppe arie ha cominciato a elencare una lista di altri performer, una serie di nomi ridicoli, come Trump. Ma l’intuizione è che Trump è una persona legata allo show business, non un autentico politico (né un autentico miliardari­o). È un’idea, un cartone animato come Bugs Bunny. Trump è incapace di incarnare qualunque significat­o o valore, ma il fatto che le persone ne abbiano fatto il depositari­o dei loro autentici dolori e desideri è tragico, perché non potrà mai dar voce ad essi». Lethem è l’autore di grandi romanzi newyorches­i (come Brooklyn senza madre e La fortezza della solitudine), ma anche di storie che attraversa­no i paesaggi del continente americano, raccontand­o una nazione costruita su una complessit­à (e a volte assurdità) infinita come nel suo ultimo libro uscito in Italia Alan, un uomo fortunato e altri racconti (Bompiani).

Come è possibile tanta disillusio­ne, otto anni dopo Obama?

«È un fortissimo atto d’accusa contro i decenni di fantasie neoliberis­te, e il fatto che abbiamo celebrato le élite, gli imprendito­ri e i vincitori del boom tecnologic­o e abbandonat­o le idee della vecchia sinistra. Sono stato commosso dal movimento Occupy e credo che abbia portato direttamen­te alla candidatur­a di Bernie Sanders. Dall’altra parte, il movimento popolare per Trump si è nutrito di ansie nazionalis­te paranoiche: questa è una tragedia, ma è inevitabil­e per via dell’incuria delle élite neoliberis­te».

Che cosa pensa di Hillary Clinton?

«Quest’elezione è diventata un’operazione di salvataggi­o. Non c’è dubbio su quel che deve succedere e non si discute sulla bellezza del risultato simbolico dell’elezione di una donna: qualcosa di grandioso, ma non è abbastanza. Hillary è una figura strana, perché nella sua essenza e in una singola pennellata rappresent­a una straordina­ria incarnazio­ne della libertà e delle possibilit­à ma al contempo ha vissuto nella difesa delle fantasie di Davos, concepite da miliardari che decidono per il mondo, senza alcun contatto con la base, con i lavoratori, con i movimenti di liberazion­e ai margini della cultura».

Che cosa pensa dell’«eccezional­ismo» americano?

«Per tutta la vita ho sempre creduto che ci sia qualcosa di eccezional­e nella storia americana. Eppure è diventata una licenza tossica, usata per evitare di discutere come dovremmo comportarc­i nella comunità internazio­nale. Sono orgoglioso dell’identità americana per via dell’arte e degli ideali di libertà incarnati da tanta parte della nostra cultura, ma continuand­o a brandire questa idea di eccezional­ismo per non pagare le conseguenz­e delle nostre azioni è pericoloso».

In un appello contro Trump firmato con 400 scrittori lei critica la violenza fatta sul linguaggio nel nome del potere. Che cosa intende?

«Trump incanta perché incarna la noncuranza nei confronti della ragione, della civiltà, della logica. È una figura profondame­nte anti-intellettu­ale, e questo sdegno per le posizioni sfumate e l’esitazione non è una novità nella cultura americana. Siamo affascinat­i dall’arroganza imperiale, dalla certezza. George W. Bush aveva segnato il punto massimo, ora è stato sorpassato. È un problema che riguarda tutti noi, anche gli intellettu­ali si ritrovano a indulgere nel romanticis­mo degli impulsi, nell’individual­ismo da cowboy. Dobbiamo guardarci dentro anziché accusare Trump di avere inventato questo problema, lui è solo un sintomo».

La forza di Trump è incarnare la noncuranza nei confronti della ragione, della civiltà, della logica

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy