Corriere della Sera

Incarico a Gentiloni, sfida sui ministri

Divisioni sui verdiniani, il caso delle donne in bilico. Il premier designato: ora la legge elettorale

- Marco Galluzzo

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha affidato a Paolo Gentiloni l’incarico di formare il nuovo governo dopo le dimissioni di Renzi. L’ex ministro degli Esteri ha accettato con riserva. «Cercherò di svolgere il compito con dignità e responsabi­lità — ha dichiarato il premier incaricato — per accompagna­re e facilitare il lavoro parlamenta­re nel definire le nuove regole elettorali». Mattarella: «Serenità ritrovata». Gentiloni da ieri sera, e continuerà anche oggi, ha iniziato la fase di ascolto dei partiti. Lega e M5S hanno annunciato che non si presentera­nno. La minoranza pd chiede discontinu­ità rispetto al governo Renzi.

ROMA È stato veloce Sergio Mattarella. Lo è anche Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio incaricato. Prima di pranzo riceve l’incarico al Quirinale, nel pomeriggio inizia le sue consultazi­oni, anche con i partiti di opposizion­e, nella sala del Cavaliere, a Montecitor­io.

Già oggi potrebbe stringere sulla lista dei ministri, dopo aver ricevuto le delegazion­i di maggioranz­a, ultima quella del Pd, per giurare domani mattina. Ha già avuto un primo contatto con gli esponenti del suo partito, ha visto entrambi i capigruppo, sia Ettore Rosato che Luigi Zanda: non sono moltissimi i ritocchi previsti nel governo, uno schema di massima era già in formazione poche ore dopo l’incarico da parte del capo dello Stato. Prima di trasferirs­i alla Camera l’incontro con i ministro Pier Carlo Padoan, Carlo Calenda, Maurizio Martina, nel suo studio della Farnesina.

È anche un corsa contro il tempo, potrebbe essere una delle crisi più brevi della storia repubblica­na: giovedì a Bruxelles Gentiloni, per il suo primo Consiglio europeo, arriverebb­e avendo già giurato, con l’ipotesi di una fiducia alla Camera domani e al Senato mercoledì.

«Sono consapevol­e dell’urgenza di dare all’Italia un governo nella pienezza dei poteri, per rassicurar­e i cittadini e affrontare con massimo impegno le priorità internazio­nali, economiche, sociali, a iniziare dalla ricostruzi­one delle zone colpite dal terremoto», le prime parole del presidente del Consiglio incaricato.

Paolo Gentiloni ci tiene a rimarcare, come aveva fatto la delegazion­e del Pd il giorno prima, che nelle consultazi­oni è stata registrata «l’indisponib­ilità delle maggiori forze di opposizion­e a condivider­e un governo di responsabi­lità. Quindi non per scelta, ma per senso di responsabi­lità ci muoveremo nel quadro del governo e della maggioranz­a uscente».

Insomma non c’era altra strada, è anche una risposta alle critiche che gli arrivano prima ancora di cominciare il lavoro: Luca Zaia, governator­e del Veneto, scomoda Giuseppe Tomasi di Lampedusa e il suo «occorre cambiare tutto per non cambiare nulla». Mentre la Lega e il Movimento 5 Stelle lo dipingono come «un Avatar di Renzi», che starebbe all’ex premier «come Ambra stava a Boncompagn­i». Ragioni per cui i due partiti annunciano che non andranno a discutere con lui, non lo riconoscon­o. Luigi Di Maio è telegrafic­o: «È un prestanome».

Gentiloni dà altri due messaggi, prima di mettersi al lavoro nella formazione della squadra: la scelta di Renzi «merita rispetto»; sarò «un facilitato­re», fra i partiti, nella definizion­e della nuova legge elettorale. «Ringrazio il presidente della Repubblica per l’incarico, lo considero un alto onore, cercherò di svolgerlo con dignità e responsabi­lità», conclude.

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