«Vi prego, ditemi com’è morta mia figlia»
Il padre della cinese morta a Roma: com’è possibile davanti a un ufficio di polizia?
Gowen Zhang, padre della studentessa cinese uccisa da un treno a Roma mentre inseguiva i ladri che le avevano rubato la borsa fuori dall’Ufficio immigrazione, non ce l’ha con l’Italia. In lacrime alla cerimonia funebre dice: «Mi inchino davanti al vostro Paese, siete stati il sogno della mia bambina, anche se si è trasformato in un inferno. Aiutate la polizia a scoprire com’è morta».
Signor Gowen, dopo la tragedia di sua figlia, cosa pensa dell’Italia?
«Mi inchino davanti al vostro Paese, siete stati il sogno della mia bambina, anche se si è trasformato in un inferno. Adesso chiedo, voglio, solo giustizia. Tutti noi vogliamo capire bene cosa è successo, perché non è possibile che accadano cose come questa davanti a un ufficio di polizia in pieno giorno. Era la mia unica figlia».
Cosa ha pensato durante il lungo volo dalla Cina a Roma?
«Nessuno mi aveva detto che era morta. Sono arrivato venerdì scorso, sarei partito anche prima, ma ci sono voluti due giorni soltanto per ottenere il visto. È stato un viaggio molto lungo, che mi ha dato il tempo di pensare: all’inizio ero convinto che si fosse persa per la città. Poi però ho anche creduto che l’avessero rapita (il signor Gowen è un alto funzionario di banca a Hohhot, nella Mongolia interna ndr), così mi sono messo a riflettere sul fatto che ci avrebbero chiesto un riscatto. Mai avrei immaginato una cosa del genere: appena sbarcato a Roma mi hanno portato all’obitorio. Lei era lì, con gli occhi aperti e il corpo ancora coperto di sangue. “Ti prego, sono tuo padre — le ho detto —. Guardami!”. E l’ho abbracciata».
Ieri pomeriggio Gowen Zhang ha partecipato con circa duecento connazionali a una cerimonia funebre — assenti il Comune e il Municipio — per ricordare la figlia Zhang Yao nel piazzale della stazione ferroviaria di Tor Sapienza a Roma, a poche centinaia di metri da dove la ragazza è stata travolta e uccisa da un treno mentre inseguiva tre ladri che le avevano rubato la borsa fuori dall’Ufficio immigrazione della Questura.
C’erano anche i blindati di carabinieri e polizia per evitare qualsiasi contatto con i rom del campo di via Salviati, dove si ritiene si siano rifugiati in un primo tempo i ricercati. L’insediamento si trova proprio di fronte all’ufficio della polizia, circondato da una discarica di rifiuti. I tre fuggiaschi avrebbero le ore contate, incastrati da un video che li riprende con la borsa della vittima. Ma si stringono i tempi per catturarli anche per il timore di possibili ritorsioni. Sempre ieri nella scarpata al lato dei binari dove giovedì notte — quattro giorni dopo il furto della borsa e la morte di Zhang — i carabinieri hanno scoperto il corpo della studentessa, una troupe di Chi l’ha visto? ha rinvenuto il telefonino della vittima: sarà esaminato per capire se la giovane ha avuto il tempo di fotografare chi l’aveva aggredita.
Signor Gowen, cosa vorrebbe dire ai romani?
«Quello che ho chiesto anche ai ragazzi che conoscevano mia figlia qui a Roma: aiutate la polizia a trovare chi è stato, a scoprire com’è morta. E agli investigatori di farci capire perché è accaduta una cosa del genere. È un dolore indescrivibile, da noi si dice che “è una tragedia quando una persona con i capelli bianchi deve salutare un giovane”. Da papà voglio la verità. Solo così potrò spiegare anche a mia figlia com’è andata».
Le hanno detto che Zhang aveva paura di andare all’Ufficio immigrazione?
«Sì, che non stava tranquilla. Ma non poteva fare altrimenti, come molti giovani cinesi che devono avere il permesso di soggiorno. Dopo quello che è successo mi auguro si faccia davvero qualcosa».
Sua figlia era contenta di vivere a Roma?
«Sì certo, come molti ragazzi cinesi della sua età, era venuta qui a portare un messaggio di pace e cultura in un luogo che lei amava molto. Dobbiamo ricordarci tutti che aveva solo vent’anni, che ancora conosceva poco la vita ed era una ragazza ingenua. Ma era anche la sola che avevo e ora non c’è più».
Il sogno della mia bambina si è trasformato in un inferno