Corriere della Sera

L’INTERESSE DEL PAESE

- Di Luciano Fontana

Auna settimana dall’ondata di No che ha messo fine all’esperienza di governo di Matteo Renzi c’è un presidente del Consiglio incaricato di mettere ordine nel groviglio della legge elettorale e di portare il Paese alle elezioni. Non sappiamo quando le urne si apriranno, al governo che nasce non si dà una scadenza. Toccherà a Paolo Gentiloni affrontare le emergenze e dimostrare sul campo la possibilit­à di arrivare alla conclusion­e normale della legislatur­a fra un anno.

Dobbiamo rendere merito al capo dello Stato per aver guidato con fermezza, rapidità ed equilibrio il dopo referendum, respingend­o alcune ipotesi fantasiose di voto immediato con due leggi diverse tra Camera e Senato. Senza parlare della necessità di affrontare l’emergenza del Monte dei Paschi di Siena che può avere effetti pesanti su tutto il sistema del credito.

Con coerenza si è comportato anche Matteo Renzi che aveva messo in gioco il suo governo nella sfida della riforma costituzio­nale (una scelta che pure avevamo più volte criticato) e non ha voluto accettare un nuovo incarico come da più parti gli veniva richiesto. È il modo migliore per difendere la sua stagione di governo con alcune riforme che hanno suscitato speranze. Le delusioni di questo ultimo anno non oscurano la scossa che l’ex premier ha dato al centrosini­stra.

Ora tocca a Gentiloni dimostrare di non essere un avatar di Renzi (di questo già viene accusato) e comporre una squadra di governo all’altezza dei compiti che lo attendono. Si affollano già pretese di partiti e partitini da respingere senza esitazioni. Il discredito della classe politica è già molto alto, non abbiamo bisogno di ulteriori errori che lo alimentino.

Sarebbe stato meglio che un governo che deve riformare le regole del voto e traghettar­e il Paese a nuove consultazi­oni fosse sostenuto largamente in Parlamento, fuori dal recinto della vecchia maggioranz­a. La voglia delle opposizion­i di capitalizz­are il risultato del referendum lo ha impedito. Resta importante però la disponibil­ità di Silvio Berlusconi al dialogo sulla nuova legge elettorale.

Sarà molto complicato arrivare alla riforma, tenere in equilibrio la necessità di rappresent­are la volontà degli elettori e le esigenze della governabil­ità. Il sondaggio pubblicato ieri dal Corriere mostra ancora che in Italia ci sono tre blocchi politici quasi dello stesso peso, con il Movimento Cinque Stelle leggerment­e in vantaggio.

Il presidente del Consiglio incaricato e le forze politiche dovrebbero, subito dopo la fiducia, mettersi immediatam­ente al lavoro per trovare una soluzione. Aspettare la Consulta a fine gennaio può essere inutile oltre che una perdita di tempo. I mesi che il governo avrà a disposizio­ne non possono essere né il terreno di scontro per regolare conti interni al partito di maggioranz­a né una campagna elettorale che prosegue dopo quella referendar­ia. Ci sono emergenze economiche, sociali e finanziari­e da affrontare. Quella delle banche e ancora di più quella del terremoto che ha tolto case e lavoro a tantissimi italiani. Per non parlare del disagio diffuso tra i giovani disoccupat­i. Usiamo questi mesi, pochi o tanti che siano, nell’interesse del Paese. Tutto il resto è noia politica o avventuris­mo.

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