Corriere della Sera

Trump contro la Cia

Il neopreside­nte definisce «ridicole» le accuse sulle interferen­ze russe, ma gli 007 indagano su di lui. Conflitto mai visto ai vertici dello Stato

- Di Giuseppe Sarcina Massimo Gaggi

Conflitto negli Usa: la Cia sostiene che gli hacker agli ordini di Putin abbiano favorito Trump nel voto dell’8 novembre. Lui minimizza e attacca duramente la Cia, definendo «ridicole» le sue conclusion­i.

Qualcuno si sta sbagliando: pericolosa­mente. La Cia sostiene che i pirati informatic­i agli ordini di Vladimir Putin abbiano interferit­o nelle elezioni dell’8 novembre per far vincere Donald Trump.

Il neopreside­nte liquida come «ridicole» queste conclusion­i, non ascolta i briefing dei servizi segreti e, fatte salve le sorprese dell’ultima ora, si prepara a nominare come Segretario di Stato Rex Tillerson, un petroliere premiato da Putin con «l’Ordine dell’amicizia».

L’Fbi si muove con più cautela e fa sapere in un’audizione al Congresso che non ci sono prove di azioni ostili da parte dei russi. Il presidente in carica, Barack Obama, infine, ordina a James Clapper, direttore della National Intelligen­ce, che coordina le 17 agenzie dei servizi segreti, Cia e Fbi compresi, di preparare un rapporto completo sulle manovre russe, da presentare al Paese prima del 20 gennaio, il giorno in cui Trump entrerà alla Casa Bianca.

Basta allineare i fatti per trovarsi di fronte a uno sconcertan­te conflitto istituzion­ale, senza precedenti nella storia recente degli Stati Uniti. L’inquietudi­ne, il disorienta­mento sono profondi, come dimostrano le dichiarazi­oni rilasciate dal Senatore repubblica­no John McCain, uno dei politici più indipenden­ti e quindi più stimati del Paese. McCain è scettico sui risultati raggiunti dalla Cia: «Hanno già sbagliato altre volte»; però ritiene fondamenta­le andare avanti nell’indagine sui «cyber attack» riconducib­ili a Mosca.

Per il momento Trump minimizza, arrivando a delegittim­are il ruolo della Cia, come nessun altro presidente, neanche Richard Nixon, aveva fatto. Ecco la sua nota ufficiale: «La Cia? Sono le stesse persone che dicevano: Saddam Hussein ha armi di distruzion­e di massa. Le elezioni sono finite tempo fa con una nostra grande vittoria». Ma è proprio questo argomento che sta dividendo persino il partito repubblica­no.

Certo è difficile provare che gli hacker pilotati da Mosca abbiano sconfitto Hillary Clinton. La stessa Casa Bianca il 3 dicembre scorso precisava: «I risultati delle elezioni riflettono accuratame­nte la volontà del popolo americano». Come dire: non ci sono stati trucchi né brogli. Per altro il riconteggi­o dei voti non sembra dimostrare il contrario. Complicato anche stabilire se e come siano state condiziona­te le percentual­i uscite dalle urne. Le mail rubate dai pirati informatic­i rivelavano le trame dello staff di Hillary Clinton per sabotare la campagna di Bernie Sanders. Ebbene Hillary ha perso nel Nord industrial­e del Paese, ma ha vinto largamente, per esempio, nel Vermont di Bernie.

In realtà il problema ora oltrepassa l’esito della corsa alla Casa Bianca. La Cia sta avvisando il nuovo presidente che dovrà fronteggia­re un’offensiva strutturat­a, permanente. Ammesso che questa volta le contromisu­re abbiano davvero resistito, non significa che la minaccia sia rientrata. A settembre lo stesso Clapper, prossimo a lasciare la National Intelligen­ce, si riferiva anche ai russi quando osservava: «Siamo in presenza dell’insieme più complicato di minacce globali che io abbia mai visto in 53 anni di servizio». I servizi segreti stanno indagando sulle operazioni russe in Siria, in Ucraina e nell’Europa orientale, sui collegamen­ti con l’Iran. La partita, adesso, tocca gli equilibri internazio­nali. Quali sono le intenzioni di Putin? Come devono reagire gli Stati Uniti? Queste sono le domande poste da McCain e da altri Senatori repubblica­ni, come Lindsay Graham o Bob Corker. Trump, però, sembra voler chiudere il caso sempliceme­nte spianando la Cia, con la nomina di un nuovo capo, Mike Pompeo. Ma non basterà.

 ??  ?? A Baltimora Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, 70 anni, a un incontro con i cadetti delle accademie militari (Bernstein/ Getty)
A Baltimora Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, 70 anni, a un incontro con i cadetti delle accademie militari (Bernstein/ Getty)

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