Corriere della Sera

«Paolo non crea conflitti»

Rutelli: Franceschi­ni? Ingiusto definirlo un traditore

- Di Paolo Conti

Francesco Rutelli al Corriere: «La mia fu una buona scuola. Paolo avrà quell’empatia che è mancata a Matteo». Franceschi­ni? Ingiusto definirlo un traditore.

Francesco Rutelli, nasce il governo Gentiloni. Un altro «Rutelli boy» a Palazzo Chigi dopo Matteo Renzi.

«Il merito è di Paolo, persona di grande equilibrio che si è conquistat­o profonda stima in campo internazio­nale: le grandi sfide saranno lì, la scelta del presidente Mattarella è stata la più giusta, Gentiloni ha tutte le carte in regola per farcela. E poi, sì, l’altro giorno ascoltavo Luigi Zanda parlare dal Quirinale con grande saggezza: quando ero sindaco di Roma, lui guidava l’Agenzia per il Giubileo e Gentiloni era assessore in vista del 2000. In quegli anni si compose una squadra capace di tenere unita la città e superare dure prove».

Gentiloni, Zanda, Rutelli, sembra una scuola di formazione.

«Fu scuola politica e di buon governo. Oggi, con la crisi della politica e l’allontanam­ento dei giovani, il vero rivoluzion­ario democratic­o è chi crea nuove classi dirigenti. L’unica che si è affacciata è quella grillina, merita attenzione e rispetto. Dovrà dimostrare che il consenso guadagnato dalla difficoltà dei partiti tradiziona­li si tradurrà in vera capacità operativa. Li vedo già più prudenti, nonostante la loro teatralità».

Gentiloni sarà autonomo o subirà Renzi e il renzismo?

«Paolo è persona leale e lo sarà anche con Renzi. Ma la sua prima lealtà sarà verso la Repubblica Italiana. Anche Renzi arriva da un’esperienza legata alla mia. Erano chiarissim­e le sue qualità e i rischi che correva. Si è vista l’intelligen­za, la determinaz­ione, la capacità di riformare ma anche il difetto di non saper allevare una nuova classe dirigente restando in un gruppo troppo ristretto. Paolo va nel solco di Renzi: dovrà dimostrare competenza ma anche quella capacità inclusiva e quell’empatia che Matteo non ha avuto. Un esempio: Paolo viene da una delle zone più ferite dal sisma, Tolentino. Sono certo che lo vedremo nelle zone del terremoto più di quanto non abbiamo visto Matteo».

Gentiloni passa per «pompiere». Non è un difetto?

«Non alimenta i conflitti, ma guardiamoc­i intorno: è un momento in cui occorre esasperare o invece saper trovare

La critica «Rivoluzion­ario oggi è creare classi dirigenti, un difetto di Renzi è stato non allevarne una»

una sintesi, ascoltare, riuscire a essere inclusivi? In questo momento vince chi sa unire e non chi divide. Troppa parte della società si sente dimenticat­a, esclusa».

Saprà portare a casa la legge elettorale?

«Certamente sì, anche se sarà meno facile e banale di quanto si immagini. Ci si innamorò del sistema spagnolo, poi abbiamo visto la Spagna battere ogni record di mancanza di un governo. Il sistema francese? Ha prodotto un Parlamento non rappresent­ativo e ha spinto Hollande a non ricandidar­si. È un grave errore pensare che per governare sia necessario spaccare. Nella famosa foto con Cameron, Hol- lande, Obama, Renzi e Merkel solo lei, Angela, è rimasta in campo. Ha puntato su una proposta di unità del Paese, ha raggiunto un accorso con i socialdemo­cratici, rappresent­a un punto di equilibrio in Europa. Una lezione importante».

Gentiloni dovrà pensare anche al Pd, alle spaccature. Si è discusso molto sulle mos- se di Dario Franceschi­ni.

«È stato ingiustame­nte dipinto come un traditore. In realtà ha appoggiato Renzi con lealtà e convinzion­e. Ma oggi, lo ripeto, occorre una dinamica inclusiva e Gentiloni dovrà non solo varare una salda politica di governo ma anche saper riunire le varie anime del Pd mostrando, nello stesso tempo, attenzione e riguardo per le forze di opposizion­e».

E lei?

«Non ho incarichi pubblici e non ne ho voluti. Io sono ora a Parigi per un intervento all’Unesco nella conferenza euro-araba. Sono impegnato nella difesa del Patrimonio culturale dell’umanità offeso dalle guerre. Sono advisor di Airbnb per consigliar­e la cultura di un turismo non massivo e non distruttiv­o. Mi occupo del mio nuovo affascinan­te incarico di presidente dell’Anica. E presenterò a Roma il documento Democratic­i del XXI secolo sulla triplice crisi della democrazia liberale, dell’integrazio­ne europea e dei partiti politici: un contributo per sollecitar­e il coraggio di riunire le energie in un mondo in cui si profilano nuovi e gravi pericoli».

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Nel 2007 Francesco Rutelli con Matteo Renzi, allora presidente della Provincia di Firenze

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