Corriere della Sera

Alfano ora è tentato dagli Esteri L’incognita delle 4 ministre in bilico

Cuperlo respinge l’offerta dell’Istruzione. Ala insiste con l’ipotesi di Pera

- di Dino Martirano

Il dato ancora da acquisire è la tempistica esatta del giuramento dei nuovi ministri. Già nella notte tra domenica e lunedì, infatti, telefonate, raccomanda­zioni e suppliche si sono incrociate e contraddet­te. E,ora, un’altra nottata senza lista dei ministri consegnata nelle mani del presidente della Repubblica potrebbe provocare il crepacuore ai confermati e accendere le speranze per gli esclusi.

Fino a domenica pomeriggio, il «mantra» diffuso dalle stanze del Pd era quello di un governo «quasi fotocopia»: piccoli ritocchi e i big confermati.

Tutti, tranne Maria Elena Boschi che, in quanto madrina della legge costituzio­nale bocciata, è destinata a perdere la delega strategica delle Riforme (cancellata perché il governo fa un passo indietro sulla legge elettorale) per mantenere solo le Pari opportunit­à e Rapporti con il Parlamento, forse da sottosegre­tario. Se, però, la ministra più esposta e silente dopo la sconfitta del 4 dicembre resta al suo posto (seppure dimezzato), come si fa a sollecitar­e il trasloco di Stefania Giannini (senza più un partito che la difende) dall’Istruzione, di Marianna Madia dalla Pubblica amministra­zione e di Beatrice Lorenzin dalla Salute? E nelle stesse condizioni, come è possibile chiedere al centrista Gian Luca Galletti (Ambiente) di cedere la poltrona ad Ermete Realacci che con il premier incaricato Paolo Gentiloni ha un solido legame di amicizia?

Ecco, fino a domenica pomeriggio, sulla scacchiera del governo si muovevano pochi «pezzi»: le 4 ministre date in uscita, il ministero del Lavoro (Giuliano Poletti lascia, per motivi personali, a Tommaso Nannicini o a Teresa Bellanova) e il profilo del nuovo titolare degli Esteri: in corsa Piero Fassino, che ha accumulato esperienze anche al Commercio estero e nelle missioni Ue, ed Elisabetta Belloni, segretario generale della Farnesina. Eppure, visto l’incombente vertice Ue, chi meglio del ministro uscente conosce i dossier? La risposta potrebbe essere un breve interim agli Esteri assunto da Paolo Gentiloni .

Ma poi, sempre domenica pomeriggio, al presidente del Consiglio incaricato sono arrivate altre richieste. Fonti Ncd hanno filtrato il desiderio di Angelino Alfano di lasciare il Viminale (troppo esposto con l’immigrazio­ne) per andare agli Esteri. E così nei dintorni di Palazzo Chigi, dove rimane il più fedele dei sottosegre­tari di Renzi, Luca Lotti, con tanto di delega ai Servizi segreti «scippata» a Marco Minniti, si è iniziato a ragionare sul ministero dell’Interno. A quel punto, però, sono entrati nella centrifuga anche i nomi di Roberta Pinotti (Difesa) e di Andrea Orlando (Giustizia), mentre i renziani esercitava­no forte pressing su Gianni Cuperlo affinché accettasse l’Istruzione, ma lui ha ribadito il suo no. E poi ci si è messa la delegazion­e di Denis Verdini (Ala) a far girare il nome di Marcello Pera per l’Istruzione che, invece, andrebbe alla responsabi­le Scuola del Pd, Francesca Puglisi. Per i verdiniani il premio sarebbe una promozione del vice Zanetti, fermo restando che il ministro dell’Economia ha il profilo tecnico di Pier Carlo Padoan.

Tutto è successo alla vigilia della prima notte senza lista dei ministri. E ora il governo quasi fotocopia rischia di non passare la seconda nottata.

Le donne nel governo Boschi forse resta solo da sottosegre­tario, in bilico anche Madia, Giannini e Lorenzin

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