Corriere della Sera

Nel decreto «salvabanch­e» un superfondo da 14 miliardi

- Mario Sensini

La speranza è non usarli, il loro scopo è sostanzial­mente di deterrenza, ma il Tesoro sarebbe pronto a mettere sul piatto fino a 14 miliardi di euro per sostenere gli aumenti di capitale delle banche. Da utilizzare alla bisogna per il Monte dei Paschi, ma anche per le due Popolari venete e la Banca Carige, cui servono mezzi freschi. La creazione di un super fondo per l’intervento diretto nelle banche, una sorta di Atlante pubblico, è stata studiata nei dettagli dai tecnici dell’Economia, discussa con Bruxelles, e potrebbe entrare in un decreto che il nuovo governo varerebbe in caso di necessità, insieme ad altre misure per mettere in sicurezza il sistema. Per come è stata ipotizzata, la sottoscriz­ione delle nuove azioni, quote comunque di minoranza, non si configurer­ebbe come un salvataggi­o, né una nazionaliz­zazione, ma come operazione di mercato. E in quanto tale non incontrere­bbe i veti Ue.

Il decreto-paracadute, che il Tesoro non vede ancora ragione di dover usare, prevede anche un eventuale acquisto delle obbligazio­ni subordinat­e Mps in mano ai piccoli risparmiat­ori (2,1 miliardi), nel presuppost­o che siano stati inconsapev­oli del rischio, e la loro possibile conversion­e in azioni. Ci sarebbero pure misure interpreta­tive sulle Dta, le tasse pagate in anticipo che diventano crediti d’imposta, a beneficio delle Bcc, e parrebbe anche di Unicredit, e una norma che consentire­bbe alle banche di ammortizza­re in più anni i contributi al Fondo di risoluzion­e intervenut­o per salvare Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti (in via di cessione alla Banca Ubi, che diverrebbe più facile) e CariFerrar­a. Sarebbero inoltre chiariti i nodi che riguardano le banche popolari, alzando la soglia di patrimonio che fa scattare la trasformaz­ione in spa e intervenen­do sul diritto di recesso per i soci, messo in discussion­e dal Consiglio di Stato.

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