Nel decreto «salvabanche» un superfondo da 14 miliardi
La speranza è non usarli, il loro scopo è sostanzialmente di deterrenza, ma il Tesoro sarebbe pronto a mettere sul piatto fino a 14 miliardi di euro per sostenere gli aumenti di capitale delle banche. Da utilizzare alla bisogna per il Monte dei Paschi, ma anche per le due Popolari venete e la Banca Carige, cui servono mezzi freschi. La creazione di un super fondo per l’intervento diretto nelle banche, una sorta di Atlante pubblico, è stata studiata nei dettagli dai tecnici dell’Economia, discussa con Bruxelles, e potrebbe entrare in un decreto che il nuovo governo varerebbe in caso di necessità, insieme ad altre misure per mettere in sicurezza il sistema. Per come è stata ipotizzata, la sottoscrizione delle nuove azioni, quote comunque di minoranza, non si configurerebbe come un salvataggio, né una nazionalizzazione, ma come operazione di mercato. E in quanto tale non incontrerebbe i veti Ue.
Il decreto-paracadute, che il Tesoro non vede ancora ragione di dover usare, prevede anche un eventuale acquisto delle obbligazioni subordinate Mps in mano ai piccoli risparmiatori (2,1 miliardi), nel presupposto che siano stati inconsapevoli del rischio, e la loro possibile conversione in azioni. Ci sarebbero pure misure interpretative sulle Dta, le tasse pagate in anticipo che diventano crediti d’imposta, a beneficio delle Bcc, e parrebbe anche di Unicredit, e una norma che consentirebbe alle banche di ammortizzare in più anni i contributi al Fondo di risoluzione intervenuto per salvare Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti (in via di cessione alla Banca Ubi, che diverrebbe più facile) e CariFerrara. Sarebbero inoltre chiariti i nodi che riguardano le banche popolari, alzando la soglia di patrimonio che fa scattare la trasformazione in spa e intervenendo sul diritto di recesso per i soci, messo in discussione dal Consiglio di Stato.