«Sono malati di violenza Vogliono farci paura e cacciarci tutti dall’Egitto»
«N on è certo una novità, da decenni ormai i cristiani in Egitto sono vittime di persecuzioni e attentati. In genere si tratta di estremisti islamici e organizzazioni legate in vario modo ai Fratelli musulmani. È accaduto cinque anni fa contro una delle basiliche maggiori di Alessandria. Di recente si è ripetuto anche qui, nel centro del Cairo. Non rimarrei affatto sorpreso se adesso si scoprisse che anche questo grave attacco, presso la cattedrale di San Marco, a pochi chilometri da dove mi trovo, sia opera della stessa mano. Ma occorre prima vedere cosa dice la polizia, per ora sono solo sospetti».
Parla nervoso e con circospezione Ishak Ibrahim. Quarant’anni, membro laico della chiesa copta, dal 2008 è un noto attivista della Egyptian Initiative for Personal Rights, un’associazione non governativa egiziana che lavora nel campo dei diritti umani. Un lavoro difficile, reso ancora più problematico dai recenti sviluppi in Egitto e il pugno di ferro con cui governa il presidente-generale Al Sisi. In passato Ibrahim non si era mai tirato indietro quando si trattava di criticare la «poca difesa» delle chiese locali da parte della polizia e persino le «leggi contro la blasfemia» e lo «stato di paura montante» tra gli oltre 9 milioni di copti egiziani. Ma in quest’intervista ieri per telefono dal Cairo si è mostrato estremamente timoroso. Non una parola di critica al governo, non un segno di protesta.
Dove si trovava al momento dell’attentato?
«Non ero troppo lontano da San Marco. Così, appena i media locali hanno cominciato a parlarne, sono corso alla chiesa per cercare di capire. C’era panico, paura. Ho postato albollettini cune foto su Facebook».
Cosa ha visto?
«L’interno della chiesa è devastato. Ho visto grandi macchie di sangue a terra».
Ha parlato con le vittime?
«Sì, poi sono corso agli ospedali Ein Shams e Al Shifah, dove è ricoverata la maggioranza dei feriti. Secondo i miei calcoli, il numero dei morti potrebbe essere molto più alto di quello riportato dai ufficiali. Ho visto feriti gravissimi, tra la cinquantina di ricoverati. Non credo potranno sopravvivere più di poche ore. Domani potremmo scoprire che il numero dei decessi supera quota trentacinque».
Cosa vogliono i terroristi?
«Farci paura. Sono malati di violenza. Come sempre, vogliono terrorizzare i copti,
L’attivista Non mi stupirei se provasse a colpire al Cairo, ma facciamo indagare la polizia
spingerli a emigrare, svuotare l’Egitto dei suoi cristiani, che pure sono qui sin dall’origine della storia della Chiesa».
Potrebbe essere stata una cellula di Isis, sulla difensiva ovunque in Medio Oriente, dalla Libia, la Siria e l’Iraq?
«Potrebbe. E non sarei sorpreso se ci dicessero che Isis può colpire al Cairo. Ma davvero dobbiamo attendere gli esiti dell’inchiesta. Le autorità si stanno dando da fare. Spero che presto ci dicano chi sono davvero i responsabili di questo orrore prima di Natale».