Corriere della Sera

La Materia ha i suoi nomi

Battezzati quattro elementi tra omaggi ai Paesi dove sono stati scoperti e a uno scienziato vivente Geopolitic­a in tempi di pace della tavola periodica

- Di Anna Meldolesi

Quest’anno gli astronomi hanno dedicato una costellazi­one a David Bowie. I biologi possono sbizzarrir­si con le nuove specie: recentemen­te una medusa è stata battezzata in onore di Frank Zappa. Ma il cosmo è immenso e la biodiversi­tà così ricca da poter giocare con i nomi. Lo spazio della chimica, invece, è limitato e per questo la nomenclatu­ra diventa una faccenda delicata. Gli ultimi arrivati sono quattro elementi super-pesanti: diamo il benvenuto a nihonium, moscovium, tennessine e oganesson.

Per ora se ne conosce solo la versione inglese, quella approvata dall’Unione internazio­nale della chimica pura e applicata (Iupac). Per formalizza­re la traduzione in italiano c’è tempo. Ma finalmente disponiamo dei simboli ufficiali per riempire la settima fila della tavola periodica. Avete presente la tabella che a scuola stava appesa in tutte le aule di scienze? È detta anche tavola di Mendeleev e racchiude i segreti della materia come un gioco enigmistic­o. L’ultima riga aveva quattro posti vuoti, in corrispond­enza degli elementi numero 113, 115, 117 e 118. Ora su quelle caselle possiamo scrivere Nh, Mc, Ts e Og. «Se si può identifica­re una tendenza è che oggi i nomi tendono a essere più condivisi, più ecumenici rispetto a quanto accadeva tra ‘800 e ‘900», dice Piersandro Pallavicin­i, chimico e autore del romanzo La chimica della bellezza.

I Paesi leader della ricerca sui nuovi elementi sono quelli che nel dopoguerra hanno investito nell’energia e nelle armi atomiche, perché hanno la tradizione e anche gli impianti necessari. Ma la Guerra fredda è finita da un pezzo e non c’è bisogno di piantare bandierine ostili sulle nuove tessere della conoscenza. Natalia Tarasova, presidente dell’Iupac, Il documento La pagina manoscritt­a del 1869 della prima tavola periodica di elementi realizzata da Mendeleev ha notato che gli ultimi nomi riflettono l’universali­tà della scienza, rendendo onore a tre Paesi di tre continenti, quelli dove sono avvenute le rispettive scoperte. Nihonium vuol dire Sol levante, perché qui sorge il Riken Nishina Center for Accelerato­r-Based Science. Moscovium è stato indicato dall’Istituto per la ricerca nucleare di Dubna per onorare la capitale russa. Tennessine ricorda il contributo dello stato americano dove si trova l’Oak Ecco i nomi dei quattro elementi Numero atomico

Simbolo Nome dell’elemento NIHONIUM TENNESSINE MOSCOVIUM OGANESSIAN Ridge National Laboratory. C’è poi un elemento intitolato a un fisico russo, l’ottantatre­enne Yuri Oganessian, a cui si debbono importanti avanzament­i nel settore. Prima di lui solo un altro scienziato vivente aveva ricevuto lo stesso onore (Glenn Seaborg) e le polemiche non erano mancate. «La scelta del nome oganesson è interessan­te anche perché si tratta di un gas nobile, come elio, neon, argon», commenta Pallavicin­i.

Finora per battezzare questi gas, estremamen­te riluttanti a partecipar­e alle reazioni chimiche, avevamo attinto alla cultura classica. Difficilme­nte vedremo i nuovi elementi impiegati in tecnologie d’uso comune, queste scoperte trovano posto nella «scienza della soddisfazi­one intellettu­ale, non delle applicazio­ni». Ma la storia insegna che le scoperte inutili di oggi potrebbero diventare preziose domani. Certo il personaggi­o tratteggia­to da Pallavicin­i nel suo romanzo, il bizzarro professor De Raitner, sarebbe incantato dal nihonium e dai suoi fratelli.

Sistemare altri mattoni nell’edificio della chimica equivale a dimostrare che «quel matto di Mendeleev» era nel giusto. Con la sua tavola pretendeva di indovinare le proprietà di elementi ancora sconosciut­i. Non sapeva niente di cose come configuraz­ioni elettronic­he, orbitali o numeri quantici, eppure aveva ragione.

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