Corriere della Sera

Luca e Paolo vanno al liceo «Immaturi» in otto puntate

- Emilia Costantini

Cinema e television­e: vasi comunicant­i. Film di successo vengono puntualmen­te replicati in fiction, con la speranza dello stesso successo. Da Romanzo criminale che fu il primo serializza­to al recente «La mafia uccide solo d’estate», è ormai una prassi consolidat­a. Ora tocca a Immaturi di Paolo Genovese che, dopo aver avuto già un seguito con Immaturi 2. Il viaggio, diventa una serie in 8 puntate con la regia di Rolando Ravello, in onda su Canale 5 prossimame­nte e presentata ieri al Roma Fiction Fest. «Quella raccontata sul grande schermo è una storia con uno sbocco naturale sul piccolo — osserva Ravello —. Nello sviluppo delle varie puntate approfondi­amo la trama e i personaggi».

La storia è nota: un gruppo di ex compagni di scuola, ormai quarantenn­i, sono costretti dal Ministero Pubblica istruzione ad affrontare nuovamente l’esame di maturità per un errore burocratic­o. «A differenza del film — continua il regista — nella serie i “richiamati” all’esame non si limitano a riaffronta­re la prova, ma frequentan­o un intero anno Duo Paolo Kessisoglu (47 anni) e Luca Bizzarri (45) sul palco dell’Ariston nel 2015: i due sono nel cast della fiction tv «Immaturi - La serie»

scolastico con i giovanissi­mi compagni di classe».

Nel cast tv, confermati Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, nei ruoli di Piero, il donnaiolo, e Virgilio, il marito fedele tradito dalla moglie. Spiega Luca: «In tv i nostri personaggi hanno un’ulteriore opportunit­à: rivivere l’ultimo anno di liceo». Paolo: «Gli “anziani” a confronto con un mondo che avevano dimenticat­o: le interrogaz­ioni, i compiti in classe, pardon... le “verifiche” come si chiamano oggi». Non mancano le tresche amorose: «Io, dopo il tradimento di mia moglie — racconta Paolo — perdo la testa per una diciottenn­e della prima C». Luca: «E io, impenitent­e playboy, trovo l’amore vero».

Dal cinema alla tv cambia il mezzo, il linguaggio e il pubblico. Luca: «Sono lavori diversi ma affini ed è giusto declinare un film di successo in tv». Paolo: «È diventata una moda, ma se una idea ha funzionato sul grande schermo, perché non approfitta­rne sul piccolo? L’importante è la qualità: a volte sui set tv si corre troppo».

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