Fuori dall’ombra a suon di vittorie Diamo a Simone quel che gli spetta
Siamo nel segno di Higuain, non si discute nemmeno, ma a lui non ha mai negato niente nessuno. C’è chi nasce col sangue blu e ogni suo tocco è nobiltà. Dall’altra parte della staccionata c’è invece una strana plebaglia, che per un destino particolare deve alzarsi ogni giorno dal letto e chiedere scusa di esistere. Ma basta con questa ingiustizia. Bisogna ripristinare un minimo di equità. L’esempio più chiaro: che cosa deve ancora inventarsi Simone Inzaghi per entrare nel Rotary del grande calcio? La sua Lazio sta giocando un ottimo campionato. Eppure, se Juve e Napoli giocano bene, il merito è degli Allegri e dei Sarri. Se la Lazio vola, dev’essere per caso. O magari di Lotito, che da affarista scafato ha imbroccato qualche scommessa delle sue. O persino dei tifosi, così tanto de core. E Simone Inzaghi? Cosa dire di questo Simone. Co.co.co. degli allenatori, onora il suo contratto da precario, una domenica alla volta. Lotito l’aveva mandato a guidare il muletto, la Salernitana, perché voleva il top-mister Bielsa. Incassato lo sgradevole voltafaccia del santone argentino, il presidente latinorum si è guardato di nuovo in giro e soltanto alla fine ha ripiegato su Simone. Risparmiamo almeno dei soldi. Ma Simone non fa una piega: è scritto nel suo Dna di pedalare in salita. Sempre all’ombra di qualcuno, di riflesso. In campo era il fratello di Pippo, in casa era il marito di Alessia (Marcuzzi). In panchina, è il sostituto di Bielsa. Ma quelli nati dall’altra parte della staccionata hanno un pregio molto loro: la forza di volontà. Senza dare nell’occhio, il precario sta scalando tutti i Pordoi della carriera. Tocca agli altri adesso fargli un po’ di posto, là in alto. E che si decidano a chiamarlo Sim-One.