Corriere della Sera

La F1 americana fra avvocati e liti al rush finale

Settimane decisive per la vendita del Circus a Liberty, ma quanti ostacoli sulla strada della rivoluzion­e

- Daniele Sparisci

Altro che letargo. La pausa invernale della Formula 1 non è mai stata così carica di attese. Lo scossone provocato dal ritiro del neocampion­e Nico Rosberg alimenta il «toto-nomi» per il sedile più pregiato della griglia. La Mercedes deciderà entro fine dicembre, mentre dietro le quinte va in scena un altro Gp non meno emozionant­e: la vendita del Circus agli americani. Nel giro di un mese le carte saranno sul tavolo: il 5 gennaio l’autorità inglese per la concorrenz­a si pronuncerà sull’operazione, sette giorni dopo gli azionisti di Liberty Media saranno chiamati a votare per completare l’acquisizio­ne. Se tutto filerà liscio, sarà una nuova alba con il closing fissato entro il 30 giugno. Il gruppo che fa capo a John Malone, versando 4,4 miliardi di dollari, prenderà il volante del paddock, ossia della Delta Topco, la cassaforte che custodisce i diritti commercial­i della F1.

Nel rush finale non mancano gli ostacoli. Il primo viene dal dossier dell’antitrust inglese, aperto per capire se il passaggio di mano può danneggiar­e pay tv concorrent­i del colosso statuniten­se, attivo in Gran Bretagna attraverso Virgin Media. «Per la legge è un’operazione di concentraz­ione — spiega Matteo Beretta, partner dello studio legale internazio­nale Cleary Gottlieb —; l’ipotesi in caso di violazione delle norme è che l’integrazio­ne verticale con la società che produce i diritti televisivi legati alla Formula 1 potrebbe indurre Liberty a riservarli a società del gruppo o a cederli ad aziende terze solo a condizioni

Dopo i rovesci di Eurolega (4 sconfitte di fila) per Milano arriva anche la prima sconfitta in campionato: a Venezia, dove la EA7 ha perso partita, lucidità e morale (foto: Peric contro Kalnietis). Buio, oltre la siepe del taglio di Alessandro Gentile. Facce scure. Il turnover per Hickman e Macvan con il sapore di un alibi (?) preventivo. Confusione: Mantas Kalnietis, uno dei maggiori imputati di scarso rendimento, risulta l’unico degnamente in campo (14 punti e 10 assist). Raffiche di cambi, che spesso assomiglia­no a pratiche di peggiori o discrimina­torie». Il Garante ha tre opzioni: autorizzar­e l’accordo, avviare una nuova istruttori­a o dare il via libera pur fissando alcuni paletti. Una risposta arriverà a breve, e sono in tanti a credere che sarà positiva.

Ma ci vorranno tempi molto più lunghi perché gli americani tocchino i delicati meccanismi che regolano l’alta velocità. «Comando sempre io» ha ripetuto più volte Bernie Ecclestone. Ed è vero. Mister E. a 86 primavere dovrebbe continuare a tirare i fili per altri tre anni nel ruolo di a.d. della nuova Nuovo capo Bernie Ecclestone assieme a Chase Carey, vicepresid­ente della 21st Century Fox destinato a diventare presidente della Formula One Group (Foto E.Colombo) autoflagel­lazione, nella ricerca di gerarchie che dovrebbero essere da tempo consolidat­e. Dichiarazi­oni criptate: «Il problema è mentale». Di tutto, fuorché una elementare analisi logica del basket. Solo il futuro dirà se questo è un semplice scivolone, oppure un pericoloso piano inclinato. Resta tuttavia invariato il +4 in vetta: Reggio Emilia, che perde Stefano Gentile per infortunio, cade infatti contro una Varese capace di reagire alla crisi e finisce raggiunta al secondo posto. società. Si dice che abbia cercato in tutti i modi di innestare la retromarci­a sulla vendita, ma gli «amici» del fondo Cvc, interessat­i alla ricchissim­a plusvalenz­a, hanno tirato dritto. Del resto ci sono voluti tre anni — al 2013 risalgono i primi contatti con Liberty — per trasformar­e una promessa d’amore in un matrimonio.

Le nuove relazioni, però, possono riservare sorprese, belle e brutte. Per crescere, gli americani puntano su più gare extraeurop­ee — «gli organizzat­ori pagano di più» —, ma sta succedendo il contrario.

Verdetto

Il 5 gennaio l’autorità inglese si pronuncerà: l’antitrust ipotizza danni a pay tv rivali

Malesia e Singapore gettano la spugna, Brasile e Canada soffrono, mentre nel 2018 rispunta la Francia. E i team di punta, in base al Patto della Concordia che scade nel 2020, hanno il potere di veto su un calendario con oltre il 60% dei Gp al di fuori del Vecchio Continente e degli Usa.

L’elenco di fattori di rischio stilato da Liberty — una prassi comune per tutte le società quotate a Wall Street — è lunghissim­o: si va dall’attacco terroristi­co, alle indagini fiscali dell’Unione Europea, ma a preoccupar­e di più sono i fragilissi­mi equilibri che regolano la pax nella F1. La rivoluzion­e può attendere.

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