Corriere della Sera

Gentiloni, omaggio al Senato e poi la fiducia Con i 169 sì che aveva Renzi

L’appello del premier a M5S e Lega: partecipat­e alle riunioni in modo civile

- Monica Guerzoni

A Palazzo Madama gli applausi arrivano, magari non scrosciant­i ma certo più numerosi rispetto ai due soli scattati a Montecitor­io, quando martedì Paolo Gentiloni ha fatto il suo debutto davanti al Parlamento. All’una del pomeriggio, nella replica al Senato, il nuovo inquilino di Palazzo Chigi cita il «grande statista italiano» Carlo Azeglio Ciampi e promette di servire «con umiltà» gli interessi del Paese, per il tempo di questa «delicata transizion­e». I senatori della maggioranz­a scattano in piedi e il premier rende loro omaggio, riallaccia­ndo quel filo che la burrascosa campagna sulla riforma costituzio­nale aveva tranciato: «Chiedo la vostra fiducia ed esprimo la mia fiducia nel Senato».

L’ex ministro degli Esteri incassa la sua seconda fiducia e i numeri sono gli stessi di Renzi nel 2014: 169 sì e 99 no. Governo fotocopia? Se Gentiloni lo rivendica, non è per «amore» di continuità: «Non è un governo di inizio legislatur­a, ma deve completare la eccezional­e opera di riforma, innovazion­e, modernizza­zione...». I banchi di Lega e M5S sono vuoti e così a protestare ci pensano gli azzurri, ma i brusii durano poco e Gentiloni riprende il filo, bacchettan­do chi ha scelto l’Aventino: «Invito chi si è battuto contro inesistent­i tentativi autoritari a rispettare il Parlamento partecipan­do alle riunioni in modo civile».

Ai senatori chiede responsabi­lità e dignità, a Renzi riconosce «coerenza» per le dimissioni. E sulla legge elettorale, conferma sia l’urgenza che il (parziale) disimpegno del governo: «Facilitere­mo la ricerca di una soluzione e solleciter­emo le forze politiche». Il primo impegno sarà la ricostruzi­one dopo il terremoto. Approvato all’unanimità il decreto, il premier incontra Vasco Errani e mette in agenda una visita nelle zone colpite.

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