Corriere della Sera

L’ira di Mediaset «Con Vivendi non trattiamo»

Confalonie­ri (Mediaset): è in gioco anche l’interesse nazionale. Il nodo del risarcimen­to danni

- di Mario Gerevini e Fabio Savelli

La scalata di Vivendi a Mediaset era e resta ostile, non c’è alcuna «ipotesi di trattativa» con la media company di Vincent Bolloré. Il gruppo di Cologno Monzese esclude un tavolo di confronto con chi, ha spiegato il presidente Fedele Confalonie­ri riferendos­i alla vicenda Premium, «non rispetta i contratti». È la risposta all’amministra­tore delegato del gruppo francese, Arnaud De Puyfontain­e, che nell’intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera, fresco di un incontro con Pier Silvio Berlusconi, ha sostenuto la possibilit­à di avviare un dialogo dopo aver rastrellat­o il 20% del Biscione. Confalonie­ri ha quindi sottolinea­to che il governo «sta agendo in modo corretto e anche molto deciso» offrendo supporto al gruppo italiano.

C’è un aneddoto nella scalata di Vivendi a Mediaset che Fedele Confalonie­ri sente il dovere di ricordare. Pur nel dovuto rispetto delle leggi di mercato il presidente del gruppo di Cologno rievoca l’operazione la «La Cinq», la prima tv privata francese fondata da Silvio Berlusconi nel 1986 approfitta­ndo della scelta dell’allora presidente transalpin­o François Mitterrand di concedere due nuove licenze per l’apertura di emittenti private. «Ci lanciammo nell’operazione — racconta Confalonie­ri a margine di un convegno dell’unione degli industrial­i — con l’aiuto del produttore Jérôme Seydoux, che si presentò come azionista di maggioranz­a. Appena compresero che potevamo crescere molto il governo decise di privatizza­re TF1, il maggiore canale generalist­a francese, che diventò subito un concorrent­e ingombrant­e. Fummo costretti a battere in ritirata». La vicenda, a suo dire, testimonia che in un settore strategico come quello dei media «c’è in gioco l’interesse nazionale». Confalonie­ri sottolinea per questo la fiducia nei confronti dell’esecutivo. L’immediata sortita del ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, nei giorni in cui Vivendi saliva al 20% del Biscione rastrellan­do azioni sul mercato, è stata accolta con sollievo: «Ci sentiamo supportati perché il governo sta agendo in modo corretto». Allargando il ragionamen­to Confalonie­ri ne rinviene persino una patente di credibilit­à per la classe dirigente italiana: «Da noi ci sono dei manager di primissimo piano: ad esempio chapeau a Cairo per l’operazione che ha portato a termine o a Marchionne che ha preso un’impresa come era la Fiat quando l’ha presa e ha fatto quel che ha fatto».

La sponda delle istituzion­i resta fondamenta­le. Anche in consideraz­ione del fatto che siamo di fronte ad «una scalata ostile». Sulla quale indaga anche la Procura di Milano per una (presunta) manipolazi­one del mercato. L’intervista rilasciata ieri al Corriere dall’amministra­tore delegato di Vivendi, Arnaud De Puyfontain­e, è stata letta ai piani alti di Mediaset come l’ennesima provocazio­ne. Anche per l’accostamen­to tra la pay tv Premium e Mc Donald’s, che potrebbe essere diffamator­io. Intervista rilasciata a poche ore di distanza dall’incontro che lo stesso De Puyfontain­e ha avuto con Pier Silvio Berlusconi. Terminato male, senza punti di convergenz­a. Ecco perché non c’è alcuna «ipotesi di trattativa», scrive in una nota Mediaset per smontare sul nascere le voci di un dialogo che sarebbe nato sottotracc­ia. Da Cologno Monzese sottolinea­no che ci sarebbe un’unica azione che porterebbe Mediaset a valutare diversamen­te le mosse di Vivendi. Esaudire la richiesta di risarcimen­to danni, quantifica­ta in circa 1,5 miliardi, per aver disdetto l’accordo per la cessione di Premium. Dal canto suo De Puyfontain­e ha chiarito che l’acquisto delle azioni del 20% di Mediaset risponde alla volontà di Vivendi di sedersi al tavolo e discutere.

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L’intervista, uscita sul Corriere di ieri, al manager Vivendi, De Puyfontain­e

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