Corriere della Sera

«Una catastrofe perdere la città»

Il leader: «Non ci fermano gli avvisi di garanzia facili». Ma resta l’ipotesi sospension­e

- di Emanuele Buzzi

già domani. Un «pacchetto» prendere o lasciare molto scomodo per Raggi, che vive la giornata di sabato in continuo contatto telefonico con Genova e Milano. I vertici, nel frattempo, preparano due post di natura opposta (uno difensivo, l’altro uno strappo definitivo), in attesa di conoscere le decisioni della sindaca. Nel tardo pomeriggio, però, iniziano a filtrare spiragli di ottimismo. Si tratta solo di un primo passo — Grillo ne è consapevol­e — verso una fiducia a tempo, in attesa di conoscere eventuali sviluppi delle indagini. E prepararsi, nel caso di un eventuale avviso di garanzia alla sindaca a un nuovo bivio: scegliere il modello-Livorno (con sostegno a Raggi e attesa per i verdetti) o il modello-Parma (con la richiesta, in questo caso, di una autosospen­sione).

Ma oltre al problema della giunta capitolina, Grillo e Casaleggio ora si trovano a gestire anche i nodi della leadership interna. Il vicepresid­ente Beppe Grillo della Camera Luigi Di Maio, messo alla berlina con stoccatine sui social network, in realtà è stato blindato dal garante, che sa quanto la gestione della situazione romana sia da considerar­e per i parlamenta­ri come un caso di responsabi­lità condivise. Anche da parte dell’ala ortodossa.

Il ruolo di Di Maio — raccontano indiscrezi­oni — non sarebbe nemmeno stato toccato nell’assemblea-fiume. Anzi, Grillo stesso avrebbe chiarito da subito: «Sul caso Raggi la responsabi­lità politica è mia, io l’ho sostenuta, io l’ho difesa». Ma il vicepresid­ente della Camera rimane nel mirino. Un groviglio difficile da districare, anche perché c’è chi tra i parlamenta­ri, stanco dei post al vetriolo, comincia a replicare: «La meritocraz­ia è sparita dal Movimento. Attaccano Di Maio, ma dall’altra parte chi abbiamo? Guardi la loro età e i loro curricula per farsi un’idea».

In serata, nel frattempo, si sciolgono le riserve: sono quasi le dieci quando via blog arriva di fatto la comunicazi­one dell’«armistizio». Grillo commenta: «Da oggi si cambia marcia. Bisogna ripartire dagli errori fatti per fugare ogni dubbio» e poi, annunciand­o la definizion­e di un codice etico per regolare il comportame­nto degli eletti in caso di procedimen­ti giudiziari, passa al contrattac­co (con buona pace degli ortodossi): «Ci stanno combattend­o con tutte le armi comprese le denunce facili che comunque comportano atti dovuti come l’iscrizione nel registro degli indagati.Nessuno pensi di fermarci così».

La scelta Sul caso Raggi la responsabi­lità politica è mia, io l’ho sostenuta e io l’ho difesa

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