«Una catastrofe perdere la città»
Il leader: «Non ci fermano gli avvisi di garanzia facili». Ma resta l’ipotesi sospensione
già domani. Un «pacchetto» prendere o lasciare molto scomodo per Raggi, che vive la giornata di sabato in continuo contatto telefonico con Genova e Milano. I vertici, nel frattempo, preparano due post di natura opposta (uno difensivo, l’altro uno strappo definitivo), in attesa di conoscere le decisioni della sindaca. Nel tardo pomeriggio, però, iniziano a filtrare spiragli di ottimismo. Si tratta solo di un primo passo — Grillo ne è consapevole — verso una fiducia a tempo, in attesa di conoscere eventuali sviluppi delle indagini. E prepararsi, nel caso di un eventuale avviso di garanzia alla sindaca a un nuovo bivio: scegliere il modello-Livorno (con sostegno a Raggi e attesa per i verdetti) o il modello-Parma (con la richiesta, in questo caso, di una autosospensione).
Ma oltre al problema della giunta capitolina, Grillo e Casaleggio ora si trovano a gestire anche i nodi della leadership interna. Il vicepresidente Beppe Grillo della Camera Luigi Di Maio, messo alla berlina con stoccatine sui social network, in realtà è stato blindato dal garante, che sa quanto la gestione della situazione romana sia da considerare per i parlamentari come un caso di responsabilità condivise. Anche da parte dell’ala ortodossa.
Il ruolo di Di Maio — raccontano indiscrezioni — non sarebbe nemmeno stato toccato nell’assemblea-fiume. Anzi, Grillo stesso avrebbe chiarito da subito: «Sul caso Raggi la responsabilità politica è mia, io l’ho sostenuta, io l’ho difesa». Ma il vicepresidente della Camera rimane nel mirino. Un groviglio difficile da districare, anche perché c’è chi tra i parlamentari, stanco dei post al vetriolo, comincia a replicare: «La meritocrazia è sparita dal Movimento. Attaccano Di Maio, ma dall’altra parte chi abbiamo? Guardi la loro età e i loro curricula per farsi un’idea».
In serata, nel frattempo, si sciolgono le riserve: sono quasi le dieci quando via blog arriva di fatto la comunicazione dell’«armistizio». Grillo commenta: «Da oggi si cambia marcia. Bisogna ripartire dagli errori fatti per fugare ogni dubbio» e poi, annunciando la definizione di un codice etico per regolare il comportamento degli eletti in caso di procedimenti giudiziari, passa al contrattacco (con buona pace degli ortodossi): «Ci stanno combattendo con tutte le armi comprese le denunce facili che comunque comportano atti dovuti come l’iscrizione nel registro degli indagati.Nessuno pensi di fermarci così».
La scelta Sul caso Raggi la responsabilità politica è mia, io l’ho sostenuta e io l’ho difesa