Speranza si candida. Ma il congresso non c’è
Il ticket con Emiliano. Oggi l’Assemblea dem, il segretario non vuole anticipare la sfida per la leadership Il segnale di Berlusconi: insieme le modifiche all’Italicum e poi collaboriamo a una stagione di riforme
Davide ha deciso, proverà a sconfiggere Golia. All’assemblea nazionale dell’Ergife Roberto Speranza si presenta oggi da sfidante di Matteo Renzi. «Arriverà presto il congresso e io ci sarò, con umiltà e coraggio», è sceso in campo l’onorevole nato a Potenza 37 anni fa e scelto da Bersani per la mission (quasi) impossible di riprendersi la «ditta».
In realtà il congresso potrebbe non arrivare prima di novembre. Renzi ha rivisto la strategia e oggi non si presenterà dimissionario per accelerare la corsa alla riconferma. Nella testa del leader, preoccupato per il rischio scissione, lo schema che si delinea è un altro: lasciare il congresso in agenda per la fine del 2017, premere per la legge elettorale e per andare al voto prima possibile. Molti si aspettano che l’ex premier lanci le primarie di coalizione per la premiership, ma che senso avrebbe, se tutto sembra andare verso un sistema proporzionale? Anche Berlusconi ha fretta di andare alle urne ed è pronto a collaborare a «una nuova stagione di riforme costituzionali vere». Per il leader di FI la legge elettorale ideale è quella che consente agli italiani «di votare il più presto possibile».
In attesa che Renzi scopra le carte, Speranza fa balenare lo spettro della scissione: «Non ci rassegneremo mai al partito della nazione. Se dovesse avvenire non sarà una nostra scelta, semplicemente il Pd non
esisterà più». Il teorico della «scissione silenziosa» sa bene «di non essere una prima donna». Ma Speranza non sarà solo, almeno nella prima parte della corsa: «Basta con l’uomo solo al comando, il Pd deve ricostruire un collettivo». Al suo fianco si schiera Michele Emiliano, una mossa che alcuni hanno subito letto come un ticket. Emiliano candidato a Palazzo Chigi e Speranza in corsa per la segreteria?
Bersani, molto attento a non rubare la scena al «suo» candidato, disegna una alternativa al renzismo che allarghi il perimetro a un «nuovo campo largo per il centrosinistra». Al suo delfino affida l’onere e l’onore di proporre un’idea per il Paese, che «si è persa nella nebbia di un racconto roseo e consolatorio». Basta voucher e torni l’articolo 18.
Speranza nella sua relazione evoca San Francesco, allontana un «congresso-votificio» e immagina «una vera e propria rifondazione del Pd». Il suo primo passo sarà un tour nel Paese, che non somiglia all’«Italia felix» di Renzi. «Con Roberto partiamo per questo viaggio in Italia», si arruola Emiliano e la foto simbolo della giornata lo ritrae con il candidato dei bersaniani e con Enrico Rossi. Sembra uno schema a tre punte, congegnato dalla minoranza per fronteggiare Renzi. Ma Emiliano smentisce ticket e tridenti: «Dobbiamo andare con un candidato unico». I renziani fanno girare la voce che il presidente della Puglia sia «arrabbiato» per l’accelerazione di Speranza e per l’invito last minute alla convention. Quanto al terzo leader nella foto, Rossi non farà passi indietro. «Io ci sono» conferma il governatore, che da mesi macina chilometri e conquista consensi tra i militanti allo sbando: «La nostra gente vuole unità, ma io sono contrario a una confederazione di tutti contro Renzi».