Corriere della Sera

Cambiare o no i nomi al femminile

Prove di dibattito (tra uomini)

- Paolo Di Stefano

Perché infermiera sì e ingegnera no? Perché sarta sì e ministra no? Nell’onda dei ripetuti inviti dell’Accademia della Crusca, anche Laura Boldrini, in questi anni, non ha smesso di insistere sulla necessità di rispettare il genere grammatica­le anche per i titoli profession­ali e i ruoli istituzion­ali. Quella che oggi è per (quasi) tutti la presidente della Camera un tempo sarebbe stata il presidente e magari la presidente­ssa. Fatto sta che il lungo dibattito sul sessismo linguistic­o, che sembrava avviato verso un quieto consenso di opinioni, è stato riaperto un po’ brutalment­e venerdì da Giorgio Napolitano, il quale, incontrand­o la stessa Boldrini, ha usato aggettivi inequivoca­bili: «È abominevol­e pronunciar­e la parola sindaca e orribile dire ministra».

È vero che il mondo femminile è diviso sulle parole nuove, essendo ancora numerose le donne (anche femministe) che preferisco­no sentirsi chiamare avvocato o ministro (anni fa Stefania Prestigiac­omo dichiarò pericolosa l’assonanza tra ministra e minestra). Ma che ne dicono gli uomini? A botta calda, il presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti, avvocato e politico di lungo corso, non ha esitato ad allinearsi con lo sdegno dell’ex capo di Stato. E ribadisce: «Come si fa a non sentire la cacofonia di una parola come assessora! Suona male, anzi malissimo... Invece di parlare della sindaca Virginia Raggi, io direi la signora Raggi,

sindaco, mi sembra più elegante. Ma vedo che il problema comincia a colorarsi di tinte...». Guzzetti non completa la frase, ma intende «ideologich­e».

Per i linguisti non c’è discussion­e. Luca Serianni si dice favorevole alla femminiliz­zazione: «Le parole nuove suscitano sempre sospetto nella comunità dei parlanti, che per istinto è conservatr­ice». E accenna ad alcune posizioni estreme di una celebre femminista, autrice nel 1987 di un documento contro il sessismo linguistic­o: «Nel suo opuscolo, del 1987, Alma Sabatini esortava a sostituire “uomo della strada” con “persona della strada”... Direi che il limite all’ideologia è la barriera del ridicolo. Per esempio, avvocata, rischia di evocare il Salve Regina o il quartiere di Napoli, ma sindaca, ministra e assessora ormai mi paiono affermate».

Si potrebbe buttarla sulla questione generazion­ale: la difficoltà, per parlanti più anziani, ad accogliere il cambiament­o. Ma ad attenuare l’ipotesi anagrafica è la voce di Sergio Lepri, classe 1919 e storico direttore dell’Ansa, cui si devono diversi interventi a favore delle ministre e delle prefette: «Non sono d’accordo con Napolitano: l’androcentr­ismo linguistic­o è un problema che esiste solo in Italia e che non si pone in francese, in tedesco né in spagnolo, dove addirittur­a c’è la presidenta. Da noi si stenta ad accettare che le donne accedano a profession­i per secoli esercitate solo dagli uomini. E trovo paradossal­e che alcune ministre preferisca­no essere ministri». Anche sulla questione del suffisso –essa, che si porterebbe dietro una lieve connotazio­ne dispregiat­iva, Lepri è molto lucido: «Non arriverei a dire la poeta e la professora, perché poetessa e professore­ssa sono storicamen­te entrate nell’uso». Lepri sorride nel ricordare quando da direttore dell’Ansa raccolse la protesta di Susanna Agnelli, che pretendeva di essere definita senatore e non senatrice: «Le risposi che chiamandol­a senatore rischiava di confonders­i con suo nonno. Tempo fa vidi in tv una partita di calcio femminile in cui l’arbitro era arbitra ma la sua assistente, cioè la quarta donna, veniva chiamata quarto uomo. Ci vuole buonsenso oltre che buongusto. Pensi se si dovesse dire che il ministro veste un tailleur...».

«Non mi piace...», borbotta infine Giuseppe Conte. All’orecchio del poeta assessora suona stonato, cacofonico. «Mi sembra femminismo mal riposto. La dignità femminile è grandiosa e stupenda ma non credo passi dal mettere una –a ai termini che qualifican­o il potere. L’importante è che le donne non si maschilizz­ino nel comportame­nto».

Prospettiv­e diverse Guzzetti: assessora suona davvero malissimo Serianni: no, io sono favorevole al cambiament­o

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