Corriere della Sera

Il neurologo che ha sfidato la sclerosi multipla: «Ora i farmaci funzionano»

Comi, primario del San Raffaele: terapie efficaci nel 90% dei casi

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qualche anno fa avevamo solo l’interferon­e, oggi abbiamo una quindicina di farmaci, capaci, nel 90% dei casi, di controllar­e la malattia e, almeno nella metà dei casi, di eliminare Medico Giancarlo Comi è neurologo all’ospedale San Raffaele di Milano i sintomi. Si tratta di anticorpi monoclonal­i o di cosiddette “small molecules”, piccole molecole, capaci di interferir­e con i globuli bianchi che aggredisco­no la mielina (la sostanza che riveste i nervi e la cui distruzion­e porta alla malattia, ndr)». Le due chiavi della cura oggi sono: primo, intervenir­e presto e, secondo, personaliz­zare la cura, cioè scegliere il farmaco più adatto per il singolo paziente. Compito non facile. Per avere la meglio sulla malattia non basta avere farmaci efficaci, occorre metterli nelle mani di medici competenti.

«L’Italia ha avuto la fortuna, da quando è stata introdotta, nel 1993, la prima cura a base di interferon­e — continua Comi — di creare centri autorizzat­i a prescriver­la che, da allora, sono diventati veri e propri punti di riferiment­o per i malati». Adesso Comi ha un sogno: riuscire a esportare il modello italiano all’estero con la creazione di «multiple sclerosis unit» dove i pazienti possano essere seguiti da team multidisci­plinari: è quanto propone il Manifesto di Baveno appena lanciato dalla European Charcot Foundation (di cui Comi è presidente).

Le innovazion­i proposte da Comi non riguardano solo i farmaci, ma anche l’approccio globale alla gestione del malato e persino i rapporti fra gli stakeholde­r (i cosiddetti portatori di interessi: malati, medici, centri di cura, associazio­ni di pazienti e industria del farmaco). «Il coinvolgim­ento dell’industria è fondamenta­le — precisa Comi —. Occorre unire gli sforzi di tutti e incanalare i finanziame­nti nella ricerca per risolvere i cosiddetti “bisogni non corrispost­i” dei pazienti. Per esempio quelli dei malati con forme progressiv­e della malattia che sperano in nuove terapie, come quelle con ocrelizuma­b, ovvero un farmaco sperimenta­le che promette di controllar­e anche le forme più gravi di sclerosi».

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