Corriere della Sera

ANNA FRANK NON FU TRADITA, MA L’ORRORE DELLO STERMINIO RESTA INTATTO

- Di Donatella Di Cesare

Sembra che non sia stata una denuncia a provocare l’arresto di Anna Frank e della sua famiglia il 4 agosto 1944, durante l’occupazion­e nazista dell’Olanda. Lo ha annunciato Ronald Leopold, direttore esecutivo della «Casa di Anna Frank». Nello scenario storico, disegnato da un nuovo studio del Museo, viene dunque meno la figura odiosa del delatore che non gettava, certo, una luce favorevole sulla Amsterdam di allora e faceva pensare con amarezza all’assenza completa di solidariet­à. Sarebbe stata piuttosto un’indagine sui buoni per le razioni di cibo, stampati illegalmen­te, a portare la polizia nazista sulle tracce di Anna e degli altri ebrei che, per quasi due anni, vissero nascosti nella casa al numero 263 della Prinsengra­cht, prima di essere deportati. Tuttavia, che la causa sia più banale, un blitz dei nazisti, senza altre correspons­abilità, può forse strappare un breve sospiro di sollievo, ma non muta la storia, nella sua drammatici­tà e nella sua rilevanza, né scalfisce la figura esemplare di Anna. Questo va detto con particolar­e enfasi, per prevenire eventuali attacchi di chi vorrebbe, se non negare, almeno sminuire. Occorre infatti ricordare che il diario di Anna, di cui è stata più volte confermata l’autenticit­à, ha rappresent­ato uno dei bersagli preferiti dai negazionis­ti, già da quando, nel 1957, la rivista svedese Fria Ord ha cominciato a parlare di «montatura». L’oltraggio al testo si è andato poi diffondend­o ininterrot­tamente — anche nei siti web italiani. La veemenza con cui si è tentato di screditare quelle pagine si spiega fin troppo facilmente: il diario di Anna è per molti, soprattutt­o per i più giovani, il primo coinvolgen­te accesso alla Shoah. Tale deve restare. Sullo sfondo oscuro di quei giorni di angosciosa attesa, narrati da una adolescent­e che sarebbe stata uccisa di lì a poco, nel lager di Bergen Belsen, si staglia, anche se solo presagito, l’orrore dello sterminio. Su Corriere.it Puoi condivider­e sui social network le analisi dei nostri editoriali­sti e commentato­ri: le trovi su www.corriere.it

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