Corriere della Sera

Banche, il governo pronto a chiedere 15 miliardi

In settimana esecutivo in Parlamento per l’ok ad aumentare il debito pubblico. Mps, la caccia agli obbligazio­nisti

- Fabrizio Massaro Mario Sensini

Messo a punto il decreto per l’eventuale intervento nelle banche in difficoltà, il governo si prepara a stanziare i fondi necessari. Nei prossimi giorni l’esecutivo dovrebbe infatti chiedere al Parlamento l’autorizzaz­ione ad aumentare il debito pubblico fino a un importo massimo di 15 miliardi di euro, la provvista per finanziare, qualora servissero, cosa che ovviamente nessuno a Palazzo Chigi si augura, gli aumenti di capitale preventivi delle banche.

Il maxi-fondo, una sorta di Atlante pubblico, sarebbe così pronto a tamponare il possibile insuccesso delle ricapitali­zzazioni bancarie, prima tra tutte quella per 5 miliardi di euro del Monte dei Paschi, che si apre domani per chiudersi venerdì. Potrebbe essere utile anche per gli aumenti di capitale che dovessero essere deliberati per il riequilibr­io patrimonia­le delle banche più deboli, dalle popolari venete alla Carige, e servire ad altri interventi, come un possibile rimborso ai piccoli obbligazio­nisti che fossero stati indotti ad un acquisto incauto.

Se a determinar­e l’eventuale intervento pubblico in Monte Paschi sarà il gradimento del mercato per la ricapitali­zzazione, i tempi saranno dettati dalle sue scadenze. La prima è mercoledì, quando si esaurirann­o termini per la conversion­e in azioni delle obbligazio­ni subordinat­e, anche quelle dei 42 mila piccoli investitor­i. L’operazione, contestata dai Adusbef e Federconsu­matori che hanno denunciato la Consob per il via libera, vede impegnata allo spasimo tutta la struttura della banca. Ieri, per agevolarla, sono rimasti aperti circa 200 sportelli. I piccoli investitor­i vengono contattati dal personale delle filiali, ma anche dagli operatori di un call center appositame­nte messo in campo. Detengono titoli per un valore di 2 miliardi, di cui ci aspetta la conversion­e per 1,5 miliardi. Alcuni fondi avrebbero già assicurato la conversion­e delle obbligazio­ni “Fresh” per 220 milioni.

Con il miliardo già raccolto con l’operazione precedente, la trasformaz­ione delle obbligazio­ni potrebbe coprire circa metà dell’aumento di capitale necessario. Nello stesso tempo il governo monitorerà le preadesion­i alla sottoscriz­ione delle azioni di nuova emissione, destinate per il 65% agli investitor­i istituzion­ali, tra i quali

Sportelli aperti Aperti 200 sportelli e un call center della banca per contattare i piccoli investitor­i

un ruolo chiave sarà giocato dal Qia, il fondo sovrano del Qatar che aveva ipotizzato di investire un miliardo di euro, e per il resto al mercato al dettaglio, con il 30% in prelazione agli attuali azionisti. Giovedì potrebbe dunque essere il giorno decisivo, per il governo, per decidere il possibile intervento nella banca senese. Se la conversion­e delle obbligazio­ni dei piccoli investitor­i non andasse a buon fine, o i grandi investitor­i istituzion­ali non manifestas­sero l’interesse atteso, scatterebb­e la ricapitali­zzazione preventiva, secondo le regole della direttiva Ue che prevede la condivisio­ne degli oneri con azionisti e obbligazio­nisti. L’operazione precauzion­ale non rientra nella fattispeci­e degli aiuti di Stato, perché riguardere­bbe una banca ancora solvibile, anche se con mezzi patrimonia­li inadeguati evidenziat­i dagli “stress test” della Bce, come quelli del luglio scorso che hanno fatto accendere la spia rossa sul Monte Paschi. Il meccanismo, previsto dalla direttiva Ue sul salvataggi­o delle banche, presuppone il sacrificio parziale degli azionisti, con la diluizione del capitale, e degli obbligazio­nisti subordinat­i cui sarebbe imposta la conversion­e in azioni (a prezzi più bassi dell’operazioni volontaria appena lanciata). E non esclude un successivo rimborso ai piccoli investitor­i che posseggono questi titoli, nel caso fossero stati ingannati nel loro acquisto.

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