UN MONDO DI BILINGUISMI IL CASO DELLA REGIONE VENETO
Mia moglie non parla l’inglese, io lo parlo a metà, mia figlia lo parla bene. Lei non crede che, di questo passo, il nostro idioma, fra non molti anni, possa diventare solo una lingua per iniziati, come il latino? A chi dobbiamo affidarci?
Caro Campomenosi,
Credo che la sua famiglia stia andando nella giusta direzione. Dobbiamo continuare a curare la nostra lingua e a diffonderne la conoscenza, ma dobbiamo prepararci a un mondo in cui le società nazionali saranno sempre più bilingui.
I buoni esempi di bilinguismo sono già numerosi. Penso anzitutto ai Paesi e alle regioni autonome in cui non esiste una sola lingua ufficiale. È il caso della Svizzera e del Belgio, naturalmente, ma anche del Trentino Alto-Adige, del Friuli Venezia Giulia, della Valle d’Aosta e della Catalogna. Esistono poi alcuni Stati (l’Olanda, i Paesi scandinavi) in cui l’insegnamento dell’inglese sin dai primi anni della scuola ha già creato generazioni fluidamente bilingui. Persino gli Stati Uniti, negli ultimi decenni, hanno cambiato il loro profilo linguistico. La lingua ufficiale è sempre l’inglese, ma in alcune parti del Paese la lingua per gli avvisi e le istruzioni alla popolazione è anche lo spagnolo.
Aggiungo la crescita esponenziale, dalla metà del secolo scorso, del numero degli studenti che completano la loro formazione in una università diversa da quella in cui avevano iniziato i loro studi. Naturalmente questo processo, in ultima analisi, giova sempre alla diffusione dell’inglese come pianeta intorno al quale ruotano i satelliti delle lingue «minori». Ma i vantaggi sono universali e non sarebbe saggio privarsene per fare un dispetto alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti.
Qualche lettore, a questo punto, potrebbe chiedere se anche quello approvato dalla Regione Veneto negli scorsi giorni possa essere considerato bilinguismo. A me sembra che una parlata assuma dignità linguistica quando consente la comunicazione sui temi complessi di una società moderna. I dialetti danno il meglio di sé quando si parla di amore e di cucina, ma sono inutili quando si parla di fisica, chimica e filosofia. Dopo la decisione della Regione Veneto, uno scrittore, Ferdinando Camon, ha detto che i dialetti parlano soprattutto del passato, vale a dire di un mondo che non esiste più.