Corriere della Sera

UN MONDO DI BILINGUISM­I IL CASO DELLA REGIONE VENETO

- Piero Campomenos­i pierocampo­menosi@ libero.it

Mia moglie non parla l’inglese, io lo parlo a metà, mia figlia lo parla bene. Lei non crede che, di questo passo, il nostro idioma, fra non molti anni, possa diventare solo una lingua per iniziati, come il latino? A chi dobbiamo affidarci?

Caro Campomenos­i,

Credo che la sua famiglia stia andando nella giusta direzione. Dobbiamo continuare a curare la nostra lingua e a diffondern­e la conoscenza, ma dobbiamo prepararci a un mondo in cui le società nazionali saranno sempre più bilingui.

I buoni esempi di bilinguism­o sono già numerosi. Penso anzitutto ai Paesi e alle regioni autonome in cui non esiste una sola lingua ufficiale. È il caso della Svizzera e del Belgio, naturalmen­te, ma anche del Trentino Alto-Adige, del Friuli Venezia Giulia, della Valle d’Aosta e della Catalogna. Esistono poi alcuni Stati (l’Olanda, i Paesi scandinavi) in cui l’insegnamen­to dell’inglese sin dai primi anni della scuola ha già creato generazion­i fluidament­e bilingui. Persino gli Stati Uniti, negli ultimi decenni, hanno cambiato il loro profilo linguistic­o. La lingua ufficiale è sempre l’inglese, ma in alcune parti del Paese la lingua per gli avvisi e le istruzioni alla popolazion­e è anche lo spagnolo.

Aggiungo la crescita esponenzia­le, dalla metà del secolo scorso, del numero degli studenti che completano la loro formazione in una università diversa da quella in cui avevano iniziato i loro studi. Naturalmen­te questo processo, in ultima analisi, giova sempre alla diffusione dell’inglese come pianeta intorno al quale ruotano i satelliti delle lingue «minori». Ma i vantaggi sono universali e non sarebbe saggio privarsene per fare un dispetto alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti.

Qualche lettore, a questo punto, potrebbe chiedere se anche quello approvato dalla Regione Veneto negli scorsi giorni possa essere considerat­o bilinguism­o. A me sembra che una parlata assuma dignità linguistic­a quando consente la comunicazi­one sui temi complessi di una società moderna. I dialetti danno il meglio di sé quando si parla di amore e di cucina, ma sono inutili quando si parla di fisica, chimica e filosofia. Dopo la decisione della Regione Veneto, uno scrittore, Ferdinando Camon, ha detto che i dialetti parlano soprattutt­o del passato, vale a dire di un mondo che non esiste più.

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