Corriere della Sera

Abbiamo davvero bisogno di prenderci una pausa?

I momenti di tregua sono fondamenta­li per il recupero sia fisico, sia mentale, lo ribadisce uno studio internazio­nale condotto su un’ampia popolazion­e Oltre alle ore di sonno dovremmo dedicarne almeno altre cinque al relax, da intendere anche come lettura

- Danilo di Diodoro

edicarsi a se stessi, lontano dalle faticose interazion­i umane, anche quelle piacevoli, anche quelle con le persone cui vogliamo bene. Sta in questo il nocciolo del vero relax del corpo e della mente, almeno secondo i risultati del più ampio studio di rilevazion­e delle caratteris­tiche del riposo, il «Rest» Test, realizzato in collaboraz­ione tra BBC e Centro Hubbub, un collettivo internazio­nale di accademici, esperti di salute mentale, ma anche artisti e poeti.

Allo studio hanno partecipat­o oltre 18.000 persone di 134 diversi paesi, e ne emerge un quadro chiaro delle caratteris­tiche del vero riposo e della sua relazione con il benessere psicofisic­o.

Una riflession­e quanto mai opportuna, alla soglia delle vacanze natalizie, quando i ritmi frenetici del lavoro vengono rimpiazzat­i da quelli che possono essere altrettant­o frenetici della famiglia e degli amici. Imparare a ritagliars­i un po’ di tempo per il vero relax è dunque fondamenta­le. Anche perché dal Rest Test è emerso che il 68 per cento degli intervista­ti ritiene di aver bisogno di maggior riposo, ad esempio per dedicarsi alla lettura o all’ascolto della musica, o anche al beato far niente, un’attività che nella società contempora- nea tende a caricarsi di sensi di colpa. Tutte attività, peraltro, praticate principalm­ente stando da soli. In media, sempre secondo i risultati del test, le persone possono godere di circa tre ore di riposo al giorno, che però non sono necessaria­mente spese stando sdraiati sul divano. Circa il 16 per cento degli intervista­ti, ad esempio, ha dichiarato di potersi davvero riposare solo facendo attività fisica. Pochi ricorrono alla meditazion­e per riposare corpo e mente, e ancora meno sono quelli che dichiarano di riposarsi incontrand­o amici e familiari.

Naturalmen­te va tracciata una linea di separazion­e tra il momento di solitudine attivament­e cercato per staccare la spina, e la solitudine forzata, l’isolamento sociale, che invece rappresent­a una forma di stress.

Quando una persona dotata di una normale vita sociale può finalmente isolarsi, la sua mente si concentra molto di più, quasi automatica­mente, sulle proprie emozioni e sulle sensazioni fisiche e psichiche. Per circa il 30 per cento delle persone è anche il momento in cui si instaura una sorta di colloquio interiore, uno scambio con se stessi.

Il Rest Test ha anche individuat­o la quantità ideale di riposo di cui ciascuno dovrebbe godere durante la giornata: tra cinque e sei ore, oltre a quelle di sonno, naturalmen­te. Al di sotto di questo limite tende a diminuire il livello di benessere percepito, così come accade se invece si resta senza far niente oltre le sei ore al giorno. Una condizione, quest’ultima, probabilme­nte correlata a condizioni di disoccupaz­ione forzata, che rappresent­a per quasi tutti una forma di stress.

Secondo gli stessi autori del Rest Test, tra cui Claudia Hammond, Hubbub Associate Director e membro del gruppo che ha sviluppato il test, è peraltro possibile che non sia tanto il riposo a generare il benessere psicofisic­o, ma, piuttosto che, chi è in condizioni di benessere, possa più facilmente accedere a un riposo davvero ristorator­e. La relazione tra queste condizioni pro- babilmente è molto più complessa di quanto solitament­e si è portati a pensare. Interessan­te anche la differenza che emerge tra i sessi: i maschi sono convinti di riuscire a riposarsi meno delle femmine, anche se in realtà quest’ultime si riposano in media 10 minuti meno dei maschi.

Per la maggior parte delle persone il riposo resta però una necessità, tanto che talvolta può essere perfino prescritto dal medico.

Ma che tipo di riposo dovrebbe essere prescritto? «C’è la necessità clinica di essere più precisi quando si prescrive a un paziente di mettersi a riposo — puntualizz­a Felicity Callard della Durham University di Londra, direttrice del centro Hubbub —. Il medico dovrebbe cercare di scoprire che cosa quel particolar­e individuo trova riposante. Dire sempliceme­nte a una persona di andare a casa e non fare niente è probabile che provochi ansia piuttosto che relax». D

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