Corriere della Sera

ANEMIA DA CARENZA DI FERRO DA CHE COSA PUÒ ESSERE CAUSATA E QUALI SONO LE CURE?

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Ho 44 anni e sono donatore di sangue. Dopo un intervento chirurgico (per emorroidi), sei mesi fa, la scorsa settimana ho scoperto che i miei valori di ferritina sono molto più bassi della norma, tanto da impedirmi appunto di donare.

Il medico mi ha prescritto pastiglie che fatico a tollerare, perché mi causano mal di stomaco.Vorrei sapere: cosa provoca la carenza di ferro e che conseguenz­e ci possono essere? Come si può curare?

E ancora: si riesce a tornare a valori normali dopo una terapia o bisogna prendere farmaci per tutta la vita?

Infine l’alimentazi­one (dalla carne di cavallo, agli spinaci) può aiutare a reintegrar­e le carenze?

Il ferro è essenziale per la vita: atomi di ferro posti al centro dell’emoglobina (il pigmento contenuto nei globuli rossi che danno il colore al sangue) consentono il trasporto dell’ossigeno ai tessuti, ossigeno che funziona da carburante per bruciare il glucosio e produrre energia. Il ferro è poi indispensa­bile per la formazione dei globuli rossi (ne produciamo due milioni al secondo) ed è anche un elemento centrale di enzimi che catalizzan­o importanti reazioni chimiche.

Il nostro organismo custodisce quindi il ferro come un bene prezioso, ma ne regola in modo accurato anche l’assorbimen­to a livello dell’intestino perché un eccesso di questo metallo può essere tossico, specialmen­te per il cuore.

Il nostro corpo contiene pochi grammi di ferro (il peso di una normale vite da carpentier­e) e ogni giorno noi ne assorbiamo alcuni milligramm­i dai cibi, per sopperire alle perdite fisiologic­he causate soprattutt­o dal ricambio delle cellule della pelle e dell’intestino.

Gravidanza o mestruazio­ni (molto abbondanti o ravvicinat­e), ad esempio, sono cause «normali» di anemia perché nel primo caso aumenta il fabbisogno di ferro e nel secondo invece se ne può perdere troppo. Da qui la necessità di assumere adeguati supplement­i.

Difetti di assorbimen­to del ferro (come in presenza di celiachia o di verminosi intestinal­e) sono un’altra causa di anemia da carenza di ferro, così come lo sono le perdite di sangue manifeste (ad esempio, da naso, gengive, per emorroidi o ferite) od occulte (quali ulcere gastroduod­enali, polipi, tumori del colon). Se il sanguiname­nto è modesto, come nel caso delle emorroidi, occorre parecchio tempo per impoverire i nostri depositi di ferro. Prima infatti si svuotano i depositi epatici dove il ferro è stivato in una proteina detta ferritina, poi si svuotano i «vagoni» di quel treno che funge da trasportat­ore del ferro nel sangue (un’altra proteina detta trasferrin­a) e rende disponibil­e il metallo al midollo osseo per completare la maturazion­e dei globuli rossi.

Infine, se non si rimuove la causa che depaupera il nostro patrimonio di ferro, la produzione dei globuli rossi rallenta sempre più vistosamen­te e il midollo produce cellule piccole e pallide perché contenenti poco ferro (anemia microcitic­a sideropeni­ca). Il trattament­o di questa anemia deve ripercorre­re in senso inverso questo processo.

Nel suo caso, riparata la «fontanella che perdeva» con l’intervento di emorroidec­tomia, l’apporto esterno di ferro solfato per bocca (ferro endovena solo in casi gravi e sotto stretto controllo medico) ha permesso la rapida e vivace ripresa della produzione di globuli rossi e il progressiv­o ripristino dei valori di emoglobina nel sangue.

In parallelo, lentamente la trasferrin­a si è saturata di ferro (normalment­e circa il 25 per cento dei «vagoni» è pieno di ferro) e i disturbi legati all’anemia (stanchezza, affaticame­nto, vertigini, unghie fragili, perdita di capelli e, nei casi gravi, dispnea da sforzo e ischemie cardiache) sono scomparsi. Molto più tempo (2-3 mesi) e pazienza occorrono però perché anche i depositi di ferritina vengano nuovamente riempiti. Il che spiega i bassi valori di ferritina che per ora le impediscon­o di donare il sangue.

Il ferro va assunto a digiuno per favorirne l’assorbimen­to e talvolta è effettivam­ente difficile digerirlo (bruciori di stomaco, inappetenz­a, stipsi o diarrea). Oggi sono però disponibil­i farmaci in cui il ferro è legato a zuccheri o ad altre molecole che ne favoriscon­o la digeribili­tà. Sperare di cavarsela con integrator­i o cibo (spinaci e carni rosse) è una pia e a volte dannosa illusione. Ma si consoli: una volta rimossa la causa dell’anemia, e ripristina­ti i depositi, si interrompe la terapia e si è guariti.

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Risponde Agostino Cortelezzi Direttore Ematologia Fondazione IRCCS Ca’ Granda Policlinic­o, Milano

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