Corriere della Sera

UNA DERIVA «TRUMPIANA» PER OCCULTARE IL CASO ROMA

- di Massimo Franco

Le accuse L’affondo di Grillo sull’immigrazio­ne che poi attacca i democratic­i per le voci sul nuovo regime dei vitalizi parlamenta­ri

Qualche distinguo sussurrato si capta. Ma è debole, e verrebbe da dire isolato. In tema di immigrazio­ne, il Movimento 5 Stelle accentua una svolta «trumpiana». Insomma, l’orientamen­to sembra di cavalcare l’onda della paura; di assecondar­e l’equiparazi­one immigrati islamici-terroristi; e di far proprie tutte le parole d’ordine più viete e «popolari». La strage di Natale a Berlino e l’uccisione a Sesto San Giovanni del terrorista tunisino Amis Amri sono solo il pretesto per mettere a fuoco una strategia in incubazion­e da tempo; e non spiegabile solo con un asse con la Lega Nord.

In una fase di preoccupaz­ione per gli sviluppi dell’inchiesta sulla giunta di Virginia Raggi, Beppe Grillo cerca un diversivo. E ritiene di poterlo trovare con l’immigrazio­ne. Si tratta di un argomento che «tira» elettoralm­ente. E comunque ha il merito di calamitare l’attenzione, distoglien­dola da vicende più imbarazzan­ti. Il Grillo che annuncia «il momento di proteggerc­i, rimpatrian­do subito tutti gli immigrati irregolari», non deve sorprender­e. Da mesi i Cinque Stelle mescolano umori antieurope­i e anti immigrati. E il «rimpatrio immediato» fa colpo.

Pazienza se appare una parola d’ordine propagandi­stica: molto simile al «muro con il Messico» e al «rimpatrio di dodici milioni di messicani», coi quali Donald Trump ha costruito parte della sua ascesa alla Casa Bianca. Immigrazio­ne, vitalizi dei parlamenta­ri, referendum sull’euro, salvataggi delle banche: temi veri e forzature si intreccian­o. Vengono evocati per sottolinea­re la gravità di quanto accade, contrappon­endola al «fango» che sarebbe gettato contro la giunta Raggi. È un messaggio agli elettori e ai militanti dei Cinque Stelle.

Serve a placare i dubbi e le proteste che emergono sulla gestione del Campidogli­o con lo scandalo che ha portato in carcere il capo del personale; e sui gruppi di interessi che infiltrano l’amministra­zione di Roma nonostante sia guidata da un’esponente del M5S. Si voti a giugno del 2017 o nel 2018, Grillo deve arginare le faide interne e puntellare Raggi. Per farlo commissari­a la «prima cittadina». Ma tiene alto il tiro contro il governo, approfitta­ndo dell’ansia di andare alle urne presto che traspare nella cerchia di Matteo Renzi: anche con iniziative maldestre.

L’abolizione dei vitalizi per i parlamenta­ri avrebbe suggerito al Pd di proporre in alternativ­a una buonuscita da 50 mila euro: un modo per convincere i neoparlame­ntari a accettare elezioni a giugno. Trovata discutibil­e, al punto che lo stesso Pd sembra disconosce­rne la paternità. Ma a Grillo basta per annunciare che «al ritorno dalle vacanze verrà approvata la prima norma porcata del 2017, un colpo di coda della Casta Renziana». Se davvero nella cerchia dell’ex premier c’è chi ha avuto questa idea, ora sa che può diventare l’ennesimo regalo al M5S.

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