UNA DERIVA «TRUMPIANA» PER OCCULTARE IL CASO ROMA
Le accuse L’affondo di Grillo sull’immigrazione che poi attacca i democratici per le voci sul nuovo regime dei vitalizi parlamentari
Qualche distinguo sussurrato si capta. Ma è debole, e verrebbe da dire isolato. In tema di immigrazione, il Movimento 5 Stelle accentua una svolta «trumpiana». Insomma, l’orientamento sembra di cavalcare l’onda della paura; di assecondare l’equiparazione immigrati islamici-terroristi; e di far proprie tutte le parole d’ordine più viete e «popolari». La strage di Natale a Berlino e l’uccisione a Sesto San Giovanni del terrorista tunisino Amis Amri sono solo il pretesto per mettere a fuoco una strategia in incubazione da tempo; e non spiegabile solo con un asse con la Lega Nord.
In una fase di preoccupazione per gli sviluppi dell’inchiesta sulla giunta di Virginia Raggi, Beppe Grillo cerca un diversivo. E ritiene di poterlo trovare con l’immigrazione. Si tratta di un argomento che «tira» elettoralmente. E comunque ha il merito di calamitare l’attenzione, distogliendola da vicende più imbarazzanti. Il Grillo che annuncia «il momento di proteggerci, rimpatriando subito tutti gli immigrati irregolari», non deve sorprendere. Da mesi i Cinque Stelle mescolano umori antieuropei e anti immigrati. E il «rimpatrio immediato» fa colpo.
Pazienza se appare una parola d’ordine propagandistica: molto simile al «muro con il Messico» e al «rimpatrio di dodici milioni di messicani», coi quali Donald Trump ha costruito parte della sua ascesa alla Casa Bianca. Immigrazione, vitalizi dei parlamentari, referendum sull’euro, salvataggi delle banche: temi veri e forzature si intrecciano. Vengono evocati per sottolineare la gravità di quanto accade, contrapponendola al «fango» che sarebbe gettato contro la giunta Raggi. È un messaggio agli elettori e ai militanti dei Cinque Stelle.
Serve a placare i dubbi e le proteste che emergono sulla gestione del Campidoglio con lo scandalo che ha portato in carcere il capo del personale; e sui gruppi di interessi che infiltrano l’amministrazione di Roma nonostante sia guidata da un’esponente del M5S. Si voti a giugno del 2017 o nel 2018, Grillo deve arginare le faide interne e puntellare Raggi. Per farlo commissaria la «prima cittadina». Ma tiene alto il tiro contro il governo, approfittando dell’ansia di andare alle urne presto che traspare nella cerchia di Matteo Renzi: anche con iniziative maldestre.
L’abolizione dei vitalizi per i parlamentari avrebbe suggerito al Pd di proporre in alternativa una buonuscita da 50 mila euro: un modo per convincere i neoparlamentari a accettare elezioni a giugno. Trovata discutibile, al punto che lo stesso Pd sembra disconoscerne la paternità. Ma a Grillo basta per annunciare che «al ritorno dalle vacanze verrà approvata la prima norma porcata del 2017, un colpo di coda della Casta Renziana». Se davvero nella cerchia dell’ex premier c’è chi ha avuto questa idea, ora sa che può diventare l’ennesimo regalo al M5S.